giovedì 23 novembre 2017

QUEL 23 NOVEMBRE



Chi non ricorda quella data passata alla storia del Mezzogiorno? Trentasette anni fa un sisma violentissimo dette una sterzata al destino del Sud. Ricordo un pacco di giornali poggiati per terra, due giorni dopo, da un edicolante che aveva perso tutto. Il Corriere della Sera annunciava con un titolone: 4000 morti, gemono i feriti sotto le macerie. Non esisteva la protezione civile sicchè verso l'una di notte del 24 novembre il centralinista della Prefettura di Potenza cercava invano di mettersi in contatto con il Ministero dell'Interno e in particolare con l'eccellenza Bianco che non riusciva a raggiungere. 
Ore terribili con la gente per le strade alla ricerca di notizie di congiunti irraggiungibili. Un capitano dei carabinieri mi disse, passi più tardi dalla caserma e potremo darle informazioni più precise. Più tardi? Cittá e paesi piombarono in un caos tremendo subito dopo.
Il Notturno dall'Italia mise a disposizione delle sedi Rai i suoi spazi e fu cosí che intorno alle due di quella tragica notte riuscimmo a dare e ad avere informazioni per quanto confuse, di ciò che stava accadendo intorno a ciascuno di noi. Frattanto era iniziata la conta dei morti: il farmacista Trerotola, di Balvano, mi ha detto oggi che giá mezz'ora dopo la scossa di 90 secondi le salme erano allineate per terra ovunque. 
Una tragedia di cui non ci si rendeva conto presi, noi giornalisti e non solo ma anche i tecnici, gli operatori, tutto il personale della Rai, da una gran voglia di fare: l'informazione era sin dalle prime ore della tragedia qualcosa di necessario. Anzi di inevitabile. E fu cosí che tutti ci mettemmo al lavoro dimenticando orari, famiglie, riposi e quant'altro. Una gara di solidarietá indescrivibile. 
Trentasette anni dopo quel ricordo sembra un sogno. Ma fu una realtá tragica e forse indescrivibile con parole e con servizi radiotelevisivi. Nulla riusciva a dare la dimensione di un evento di proporzioni immani. Di questo eravamo ben consapevoli.

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