sabato 12 agosto 2017

GIOCHI DI MAFIA



Mafia. Il titolo di un dvd con il quale un bambino di circa 8 - 9 anni gioca in un supermercato. Pensavo fosse un film sulla mafia ma la mamma tiene a precisare che è un gioco, fatto di sparatorie e di morti ammazzati. Tanti, troppi. Esattamente come nella realtá.
E la realtá di questo agosto di fuoco vede 4 persone cadere sotto i colpi dei mafiosi. Tra le vittime due innocenti. Ma conta poco, almeno per chi spara e uccide.
Don Marcello Cozzi, vicepresidente di Libera. 
"Sembra quasi che qualcuno voglia dire o suggerire poichè la mafia è una presenza inevitabile mettiamola anche nei giochi. Del resto qualche anno fa un ministro della repubblica diceva: con la mafia bisogna convivere. Sembra questo il messaggio. Però  ci fa riflettere il fatto che messaggi del genere arrivano ai ragazzi attraverso la loro quotidianitá. Attraverso i loro strumenti di svago."

Lasciando stare il gioco, la realtá parla in questi giorni di otto omidici su dieci senza un colpevole. Trecento morti ammazzati in un arco di tempo non lunghissimo. E poi la vicenda raccapricciante di San Marco in Lamis, un luogo noto in passato per essere la terra dei direttori di spirito di Padre Pio.

"Su questo dobbiamo fare un'analisi corretta e seria. Il Ministro dell'Interno manda nel foggianno 192 uomini, tra carabinieri, poliziotti, finanzieri come se il problema mafia è da risolvere sul terreno soltanto della repressione e del contrasto militare. Certo importante affrontare l'emergenza. Ma dobbiamo dirci che sono anni e anni che in Puglia si ammazza. Roberti ricordava che molti di questi omicidi sono rimasti insoluti.
Il fatto che ogni sei mesi la Direzione nazionale antimafia pubblica un rapporto sulla scorta delle informazioni delle diverse direzioni distrettuali, particolarmente attive come quella di Lecce, quella di Bari e di Taranto ad esempio, allora mi chiedo perchè bisogna arrivare alle stragi per dire che c'è un problema. È chiaro che la disattenzione di certe istituziini e di certa politica è un dato gravissimo: non è possibile pensare che all'indomani dell'ennesima strage si dica bisogna andare in emergenza a occupare quel territorio."

Ci sono purtroppo tanti esempi a cominciare dal 416 bis, attuati proprio sull'onda dell'emergenza, dopo gli omicidi di Pio La Torre e del Generale Dalla Chiesa. Questo ha un significato.

"Senza dubbio. È un paese che convive con l'emergenza. Tuttavia Mafia capitale (ora non la si può più definire tale...) ci dice che il fenomeno mafioso ha prima di tutto radici culturali, sociali, economiche e che gli strumenti legislativi di oggi debbono essere adeguati. 
Il 416 bis nasce in una situazione culturale e sociale completamente diversa rispetto a quella odierna. Non possiamo immaginare oggi di affrontare il fenomeno mafioso con gli stessi strumenti che quartant'anni fa venivano utilizzati quando la mafia era un fenomeno tipico del Sud. Oggi la mafia è profondamente cambiata. È evoluta, al passo con i tempi, starei per dire."

Ci si chiede spesso se realmente, in concreto  c'è la volontá di battere la mafia, oggi più di ieri. 

"La volontà si sente dire e ripetere che c'è. Ma certo non si combatte la mafia soltanto mandando poliziotti e carabinieri nei casi in cui esplode l'emergenza. La mafia la si combatte nei Palazzi dove si fanno le leggi e dove si da ai cittadini la possibilitá di vivere dignitosamente. Cos'è la corruzione dilagante di questi ultimi dieci anni se non la nuova autostrada che le mafie usano per entrare nei meccanismi vitali delle istituzioni. Quanti sono in questo momento in Italia i processi per corruzione. Si contano sulla punta delle dita. Questo sta a significare che non c'è la volontá di andare in certa direzione. Questo paese andrebbe rivoltato come un calzino, proprio dal punto di vista culturale e sociale. 
La mafia è una specie di tavolo quadrato che si regge su quattro gambe: la gamba militare (Riina, Provenzano ecc), la gamba della finanza corrotta, quella delle istituzioni infedeli delo Stato, e quella dei poteri forti. Un dato è certo: la mafia è un sistema molto più complesso rispetto all'immagine accreditata in questi anni. 
Sono stanco dei grandi proclami e soprattutto delle commemorazioni. Le storie delle vittime vanno raccontate, ma vero è che non c'è memoria senza giustizia. Nessuna commemorazione sará rispettosa del sacrificio delle vittime se non si fa pienamente giustizia a partire proprio dalle stragi che hanno spezzato la vita di queste persone." 

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