sabato 26 novembre 2016

PITTELLA: BASILICATA TRA LE PRIME REGIONI IN ITALIA

                                           
           Marcello Pittella Governatore della Basilicata (foto. R. De Rosa)

Trentasei anni dal terremoto del 23 novembre: un cammino lungo e impervio. Spesso addirittura impossibile con migliaia di persone costrette a trovare lavoro altrove.
La  Basilicata di oggi lancia  tuttavia segnali importanti: non solo non si è fermata a Eboli, ma ottiene riconoscimenti significativi per la cultura, la scienza, il suo patrimonio umano,  la qualitá dei suoi progetti. La luciditá e la consapevolezza di tanti giovani. Questa regione è certamente, nel panorama del Mezzogiorno, la terra che ha registrato i maggiori cambiamenti e le più profonde trasformazioni grazie all'intelligenza, all'impegno e alle mille capacitá dei suoi abitanti.
La Basilicata di oggi è certamente capace di guardare avanti, prima di tutto con  fiducia in sè stessa, di controllare le ricadute delle estrazioni petrolifere sul territorio  e la salute con piena consapevolezza degli eventi. Ecco lo spartiacque tra passato e presente.
Quali sono gli orizzonti di chi la governa. E' un altro dei punti cardine di tutto il dibattito politico. Non solo politico, beninteso, ma  in seno alla societá  civile. 
Marcello Pittella riconosce l'impegno dei suoi predecessori per andare oltre il disastro di quel 23 novembre e guardare al futuro.
"Gli anni del dopo  terremoto sono stati vissuti con grande senso di responsabilita' sia da parte del governo nazionale sia da parte di quello regionale che ha tradotto i fondi disponibili e le dotazioni in sicurezza e in economie. Il mondo produttivo, quello delle professioni e dei liberi professionisti hanno risposto al bisogno di sicurezza che deriva dal ripetersi di situazioni cicliche alle quali purtroppo siamo esposti. Noi oggi siamo nelle condizioni di poter dire che gran parte del patrimonio privato e pubblico, all'epoca colpito, e' stato ricostruito in maniera idonea. Manca ancora un pezzo di strada da percorrere, ma riusciremo a completare il tutto, a cominciare dall'edilizia scolastica, assolutamente prioritaria, come va ripetendo il premier Renzi."

La Basilicata ha notevoli potenzialita' e non vuole arrendersi, in ogni caso, anche in presenza di momenti difficili e di circostanze che rischiavano di metterla in ginocchio.

"Questa terra ha una notevole capacita' di rigenerarsi, di adeguarsi alle circostanze. Di superare le tante crisi che minacciavano di metterla in ginocchio. 
La  Svimez promuove la Basilicata come migliore regione performante in Italia con un aumento del Pil del 5.5,  particolare che la dice tutta sulla capacita' di mettere in campo iniziative, di sviluppare l'economia. E' chiaro che non basta, ci sono ben altre sfide. Ad esempio e' il caso delle risorse che noi mettiamo a disposizione di un sistema paese, dalle quali attendiamo ricadute pisitive. 
Ci sono purtroppo tanti tentativi di demolire l'immagine delle cose che si stanno facendo, con molta demagogia. Ma non  ci sorprende tutto questo. Procediamo sulla nostra strada."

La visita del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in Basilicata e' da considerarsi un gesto importante del Governo che tra l'altro ha dato parere favorevole alla richiesta di nuove infrastruture e, soprattutto, della Matera Ferrandina per la quale c'e' un impegno dei parlamentari lucani e in particolar modo della senatrice Maria Antezza. E' utile ricordarlo.

"Indubbiamente si e' trattato di consolidare quella fiducia che gia' abbiamo. Cosa importante, in un tempo in cui tutto passa in un tritacarne impietoso. Recuperare un gap di fiducia e di credibilita' per le istituzioni e' importante, anzi essenziale. Un banco di prova a tutti gli effetti.
Noi stiamo cercando di spingere su alcuni settori chiave: innovazione tecnologica, ricerca, industria 4.0, e tutti gli strumenti che possono favorire nuova occupazione. C'e' poi il capitolo dell'agenda digitale, della formazione e della cultura,  non solo con Matera 2019, ma in modo esteso e direi totalizzante. Senza escludere la sanita' e l'assistenza alla persona, che caratterizza il nostro programma di governo: sono dei driver con cui proviamo ad agganciare il futuro. 
Non e' semplice, indubbiamente. Abbiamo incrementato di 12.500 nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato la platea degli occupati, anche se tanto cammino c'e' ancora da fare. Ridurre la poverta' , un altro impegno da non trascurare affatto."



lunedì 21 novembre 2016

SENISE, CITTA' LABORATORIO


                       
Senise - la Collina Timponi oggi (foto R. De Rosa)
      

La frana della collina Timponi che trent'anni fa provoco' otto vittime a Senise, in Basilicata, ora assume tutto il rilievo di un evento destinato ad avere riflessi, non solo sulle comunita' locali, quanto in campo regionale se non addirittura in ambito ben piu' vasto. E ad assumere un peso scientifico tutt'altro che irrilevante.
Il convegno organizzato a Senise, per iniziativa della locale amministrazione comunale e del CNR, con il sostegno della Regione stessa,  rappresenta un punto fermo per andare oltre l'evento, in modo da considerare i grandi sconvolgimenti  dell'ambiente come un dato di partenza per mettere in moto nuovi meccanismi di protezione e sviluppo urbanistico, di crescita economica. La stabilita' dei centri urbani coincide, non a caso, con la crescita. Quando non esiste, l'assenza di sicurezza finisce per essere un enorme impedimento e finanche un rischio.
Il convegno non va inteso, dunque, come un semplice ritorno sull'argomento frana, trent'anni dopo, ma e' da considerarsi una proposta perche' scienza e scelte politiche possano incontrarsi e rappresentare un tutt'uno.
Data la straordinaria portata dell'evento di quel 26 luglio e le sue conseguenze catastrofiche, la Collina Timponi, oggi consolidata, e' un dato di fatto perche' Senise possa essere a tutti gli effetti una citta' laboratorio, un punto di analisi e osservazione scientifica delle frane e di tutto cio' che attiene al discorso sulla stabilita' dei luoghi, anche in caso di enormi calamita' naturali quali i terremoti che continuano a investire il Centro Sud dell'Italia: questa riflessione cade nell'anniversario del 23 novembre,  del sisma dell'Irpinia e della Basilicata, di cui abbiamo tutti ben presente il ricordo, quelli che c'erano e quelli che soltanto ne hanno sentito parlare.
Si puo' vivere in questo Paese, mi chiedo, con il terrore che le forze della natura possano cancellare da un momento all'altro tutto, uomini e cose, senza risparmiare davvero nulla? Certamente no. 
Sicche' una realta' come Senise puo' aspirare a pieno titolo a diventare un  centro di monitoraggio e di riferimento nel quadro di un'azione di ampio respiro per il controllo, d'intesa con altre realta', del grado di consolidamento degli abitati. Un'opera davvero ciclopica che fu indicata come l'unica soluzione possibile nel dopo terremoto e nella ricostruzione successiva al sisma dell'80.
Anche perche' questa terra, cosi' duramente provata dalla frana del 1986, e' stata al centro dell'attivita' di universita' e singoli ricercatori a lungo impegnati sul tema della enorme voragine e delle conseguenze proiettate nel futuro. 
Una svolta del genere andrebbe oltretutto a valorizzare il lavoro del sindaco Castronuovo e della sua amministrazione, impegnata da tempo sul versante della sicurezza dell'abitato per un'adeguata sistemazione del territorio intesa come uno sbocco di cio' che accadde trenta anni fa.  

sabato 19 novembre 2016

IL SOGNO DI MATTEO RENZI

                                                               
Matteo Renzi a Potenza (foto R. De Rosa)
                       
Poco più di quarant'anni suonati. Un bel bagaglio di conoscenze e soprattutto una voglia di fare, con una sterminata fiducia nel cambiamento. Quasi con un senso hegeliano della vita,  Matteo Renzi identifica il prossimo referendum costituzionale con la sua stessa attitudine al rinnovamento della vita politica italiana. Davvero stagnante in tutti i sensi. Non gli si puo' dare torto, almeno su questo punto.
A chi persegue l'obiettivo di cambiare, rinnovare, modificare non e' possibile chiudere le porte in faccia, qualunque sia il punto di vista di ciascuno. Opporsi al rinnovamento e' come opporsi ad adeguare il sistema politico al tempo in cui viviamo.  Sacrosante riflessioni. Sembra di vivere il concetto dell'essere di Parmenide,un essere inevitabilmente soggetto ai mutamenti imposti dal presente.
Su questo Matteo Renzi ha fondato la sua visita alla Basilicata, terra del petrolio, dell'accoglienza (come la definisce Marcello Pittella), luogo di grandi tradizioni con un bagaglio di storia non comune: Orazio, la Magna Grecia, i grandi pesaggi, la vocazione a non lasciarsi catturare da logiche minute e da piccole operazioni di potere. Certo, molta strada c'e' da percorrere e non tutto il cammino e' agevole, come dimoistrano i fatti.
A Potenza, il Presidente del Consiglio e' stato accolto dalla folla delle occasioni irripetibili, con la quale ha preferito dialogare, a tu per tu con la gente, nonostante le contestazioni di grillini e non grillini nella piazza del teatro don Bosco.
Perche' in tutti questi decenni nessuno ha messo mano alla riforma della Carta Costituzionale? Perche' il tempo e' passato nel totale silenzio, accettando il fallimento di altri tentativi del genere? E ancora: perche' si e' scatenata una forte opposizione al cambiamento di rotta, tenuto conto peraltro delle enormi spese per tenere in piedi un sistema politico e un apparato non certamente in linea con la situazione di sempre.   
Interrogativi senza risposta, almeno fino ad oggi. Questioni che fanno riflettere in un panorama di ragioni, spesso nebulose, che si vanno sommando in un contesto francamente infuocato. Da una parte e dall'altra. 
"Io sono un boy scout della provincia di Firenze che ha 41 anni. L'idea di guidare questo Paese pro tempore mi fa venire i brividi. Non ho bisogno di aggiungere una riga al curriculum. Non è importante quello che faccio io, chi se ne frega di me. Ma la discussione di questa fase politica non riguarda me, non me ne frega niente del mio futuro". E a una signora che dalla platea gli urla 'sono qui per te', il premier risponde: "Questo referendum non è per me ma per i nostri figli".
Giornata piena di attese con un  premier fuori da qualunque ufficialita'. Che arriva a Potenza, al teatro don Bosco, in maniche di camicia per sentirsi libero di misurarsi con qualunque idea e qualunque avversario. Durisssimo contro i contestatori "che non hanno nemmeno letto la Costituzione" e contro quelli intenzionati prima a cambiarla e ora a lasciarla cosi' com'e'. 
Paradossi e incongruenze, sembra sottolineare Renzi, che sono il volto di quella politica fatta solo per mestiere, senza passione civile ne' impegno morale. Deride dal palco gli oppositori di professione, quelli che dicono NO a tutti i costi. Una occupazione stabile anche questa. E se la prende con De Mita che avrebbe potuto cambiare la Carta e non lo ha fatto. E con chi ha lasciato correre per puro calcolo. Non certo per un solo anno. Ma per decenni. Sicche' ora e' giunto il momento, e non bisogna lasciarlo passare inutilmente, ammonisce Matteo Renzi con il piglio di chi vuole scendere in campo per difendere dei principi nei quali crede sul serio.    

venerdì 18 novembre 2016

COLDIRETTI, FORTE IMPEGNO PER L'AGRICOLTURA LUCANA



                                
                     Francesco Manzari Dir. Coldiretti Basilicata


Sono i giovani i veri protagonisti di una tendenza ormai abbastanza consolidata nel Mezzogiorno che li vede al centro di un ritorno all'agricoltura. 
Coldiretti sottolinea questa notizia destinata  indubbiamente a suscitare molto interesse, mentre la crisi sembra dileguarsi e il settore primario ritorna a rappresentare  una speranza. Una speranza vera, non certo una semplice illusione per tanti. Un lavoro naturale, tradizionale destinato però, più di altre attività, ad avvalersi di una modernizzazione capace di trasformare davvero tutto: dalle tecniche delle coltivazioni alle logiche di mercato. Ai mutamenti del gusto dei consumatori. Insomma, un universo con le sue mille peculiarità e le sue caratteristiche spesso sorprendenti.
Coldiretti sottolinea dunque la scelta di tanti giovani interessati, soprattutto al Sud, a ritornare ai campi non come soluzione di ripiego. Ma come una scelta consapevole e ponderata. 
Francesco Manzari, direttore Coldiretti Basilicata. Come interpretare questa tendenza?
"Diciamo che tutto e' partito dalla crisi. Una crisi etica, non solo economica. Ma poi sono state intraprese varie iniziative , al Nord come al Sud. E cosi' ci si e' resi conto che occorreva valorizzare al massimo non un'agricoltura qualunque, ma un'agricoltura giovane, dinamica. Un'agricoltura green, per intenderci. Peraltro sono stati offerti degli strumenti validi. Quest'anno abbiamo celebrato il quindicesimo anniversario della legge di orientamento che ha dato una speranza concreta a tutti coloro che hanno in animo la volonta' di trasformare la loro attivita' in un'attivita' multiforme, diversamente orientata. Chi produce agrumi o anche della frutta puo' mettere in piedi un'attivita' commerciale. Puo' produrre succhi di frutta e venderli, ad esempio. In definitiva un'agricoltura del futuro. Queste  attivita' connesse non vengono tassate, come nel commercio, ma vengono equiparate all'agricoltura: ecco il dato che ha incoraggiato i giovani, soprattutto nel Meridione."

La Basilicata appare vocata per questo tipo di trasformazioni, per cosi' dire.

"Indubbiamente. Le diverse forme di attivita' rurali (metapontino e lavellese da un lato e dall'altro le aree montane e appenniniche) hanno creato percorsi opportuni e praticabili. Ovviamente diversificati."

Oggi si parla di un turismo rurale di tutto rilievo, non solo di agriturismo.

"Non vi e' dubbio. Il mercato apre a una multifunzionalita' che ora sta assumendo anche la caratteristica di un evento degno di rilievo.
Le fattorie sociali, che sono la vera innovazione,  ospitano non solo anziani, ma anche persone diversamente abili. Cosa che consolida l'apertura del mondo agricolo alla societá civile. Un grande risultato che intendiamo rilanciare e consolidare."

A che punto e' il processo di espansione verso nuovi mercati di cui  l'agricoltura lucana ha stretta necessita'. 

"Diciamo che i risultati non sono ancora incoraggianti perche' in Basilicata manca l'idea concreta di associazionismo, di cooperazione attiva.
Il passo importante in questo senso e' il riconoscimento che la Basilicata sta ottenendo, specie con le nuove imprese, per l'ortofrutta e il latte. 
Abbiamo conquistato fette importanti del Nord con la fragola e le clementine. Bisogna sviluppare con i prodotti e la loro diffusione un interesse a venire in Basilicata per una forma di conoscenza diretta anche del gusto. Campagne e sapori sono un'unica realtá, non vi è dubbio. 
Il Trentino non si trova a Roma. Per conoscerlo bisogna andare in quella regione. Cosí per conoscere direttamente la Basilicata bisogna venire in Basilicata, altrimenti e' una conoscenza monca, parziale."  

I giovani si lasciano guidare soprattutto dalla produttivita', dall'efficienza, dal grado di modernizzazione dell'agricoltura: il che corrisponde alla capacita' di produrre reddito. Il contrasto tra aree forti e aree deboli lucane e' a tutto svantaggio di queste ultime, alle prese con una marginalita' quasi endemica.

"Molto spesso il PSR non risponde alle esigenze di chi vive nelle aree marginali. In questi giorni abbiamo a lungo discusso della possibilita' di integrare il reddito di chi vive nelle zone meno fortunate con quella che viene definita indennita' compensativa, un premio a chi vive nei parchi o nelle zone svantaggiate. A fronte di una domanda pari a circa 18 milioni di euro la disponibilita' ammonta a circa 5 milioni. Ecco cosa scoraggia i giovani. 
C'e' piuttosto un altro discorso da fare. Una impresa agricola, che si occupa della tutela e della manutenzione del territorio, non puo' assolvere, mi chiedo, anche ad altri compiti di natura prettamente sociale? La fattoria didattica puo' essere un luogo per diversificare l'agricoltura, trovare occasioni di crescita, attrarre i giovani. Indubbiamente si. E sarebbe questo un grande volano."

Il sindaco di San Severino lucano, Francesco Fiore, pone in questi giorni l'accento su un problema di grande attualita'. Vale a dire i servizi, le infrastrutture e tanto altro da mettere in piedi per migliorare le condizioni di vita delle aree rurali.

"Strade, acquedotti e altro ancora sono elementi fondamentali a cominciare dai collegamenti per raggiungere localita' a elevata piotenzialita' agricola, spesso non compiutamente espressa proprio a causa di queste difficolta'. 
La qualita' della vita nelle nostre campagne e' un dato essenziale. Ci sono beni imprescindibili, che spesso sottovalutiamo. Il messaggio del sindaco di San Severino ha il suo valore ed è da considerarsi un obiettivo imprescindibile.
A Natale faremo una iniziativa a Matera per far conoscere storia e tradizioni. Una  esposizione di tutti i pani della Basilicata per  coinvolgere i giovani, avvicinarli alla vita reale. E al valore delle tradizioni. Un bagaglio importante, capace di determinare delle svolte e di aprire vasti orizzonti.

giovedì 10 novembre 2016

L'ULTIMO ADDIO A NICOLA STIGLIANI


                          
                   L'addio a Nicola Stigliani (foto R. De Rosa)


"Potenza non ti dimenticherá; siamo orgogliosi di avere custodito le tue spoglie nel nostro cimitero fino ad oggi e ci inchiniamo riconoscenti davanti al tuo sacrificio." 
Il sindaco della cittá, Dario De Luca, ha salutato così la salma del Sergente maggiore  Nicola Stigliani, uno dei tredici avieri trucidati a Kindu, ex Congo Belga, l'11 novembre del 1962. Stigliani faceva parte di una missione di pace per conto delle Nazioni unite per assistere le popolazioni locali. L'agguato, da parte di ribelli congolesi, fu messo a segno proprio alla vigilia del rientro dei tredici in Italia. 
Le spoglie del sottufficiale sono state traslate per volontá dei familiari da Potenza, sua cittá d'origine, al sacrario militare di Pisa dove riposano gli altri caduti. 
Cerimonia ufficiale con picchetto delle forze armate  e di avieri della 46esima Brigata di Pisa  che hanno reso gli onori al Sergente Maggiore, nel cimitero della cittá lucana, presenti  autorità civili e militari, rappresentanti delle associazioni di ex combattenti. 
L'eccidio di Kindu rimane nella storia dell'aviazione italiana uno degli eventi che hanno segnato tragicamente la 46esima brigata aerea di stanza a Pisa, di cui Stigliani faceva parte. 
Ritornano dunque nella cittá toscana le spoglie mortali del Sottufficiale, percorrendo lo stesso cammino che il giovane Nicola aveva seguito, dopo il suo ingresso in aeronautica, un lavoro che lo appassionava e che per lui,  come per tanti suoi costanei, rappresentava il futuro da vivere con passione e impegno. Ma quel tragico pomeriggio dell'11 novembre del 1961 stroncò ogni attesa, ogni speranza. Fece finire nel sangue il sogno di una vita al servizio della  solidarietá tra i popoli. 
Ciao Nicola, che il Signore ti abbia nella sua luce eterna.
Su FB l'intervista al gen. Francesco Latorre.  

martedì 1 novembre 2016

I TERREMOTI, UNO SPARTIACQUE TRA LA STORIA E IL FUTURO
                                 

Dovremo accontentarci d'ora in avanti di vedere soltanto un muro ancora in piedi di una chiesa, la  facciata cadente di una basilica, un pezzo di campanile che la forza del terremoto non è riuscita a cancellare completamente. 
È tutto quello che rimane dopo le tante, violentissime  scosse. E dovremo essere finanche soddisfatti (sembra paradossale ma non ci sono alternative) di potere osservare almeno quel che rimane, perché .la devastazione è frutto della natura che spesso assale l'uomo, soprattutto quando questi si ritiene il padrone di casa assoluto e non bada a proteggere il tessuto abitativo dalle mille insidie  dei terremoti che sono un fenomeno eterno. 
Sicchè l'umanitá è costretta ad accettare questo terribile cambiamento del volto di tante capitali  di una  cultura millenaria, di un'arte impareggiabile, spazzata via in pochi minuti dalla furia degli elementi. In realtá si tratta  della  natura di sempre, la casa comune di tutti i popoli della terra.
Norcia è una testimonianza autorevole della capacità distruttrice di questo fenomeno, legato all'inarrestabile movimento della crosta terrestre. 
I terremoti di ieri e di oggi sembrano tuttavia non insegnare nulla. Questo l'elemento incontrovertibile, il dato certo.
A cominciare dal sisma di Messina, e prima ancora da quello della val d'Agri (1857) con un intensitá del settimo grado,  e tanti altri ancora fino a giungere al terremoto del 23 novembre 80 dell'Irpinia e della Basilicata prova evidente che ben poco si è fatto per favorire la resistenza degli abitati e abolire il tessuto urbano fatiscente sostituendolo con  case sicure, almeno in larga percentuale. 
La tragedia di Balvano fu provocata dal crollo della chiesa del paese, poichè la scossa si registrò proprio nel momento in cui si stava celebrando la messa, alle 19,34 di quella tragica domenica. Il sisma si abbattè su mura gracili, per quanto riattate, assolutamente incapaci a sopportare l'onda d'urto fortissima.   E questo dettaglio, per nulla trascurabile ma trascurato per decenni,  provocò un'ecatombe: settantasette morti, molti i giovani, che andarono ad aggiungersi alle migliaia di vittime. 
Lasciando stare il capitolo degli sperperi, non certo irrilevante,  c'è da riflettere su un particolare forse dimenticato, se non proprio volutamente ignorato. La parola d'ordine dopo il sisma del 23 novembre fu  la messa in sicurezza di interi paesi e cittá, indicato da uno studio dell'Universitá di Napoli e condiviso da tante amministrazioni, compreso il governo.  Una fatica ciclopica ma indispensabile, che avrebbe messo insieme tecnici e politici. Un percorso mai seguito. Una sorta di fiore all'occhiello di cui ci si è fregiati con incredibile superficialità, senza badare a  un piano di interventi su larga scala. 
Si è giunti così alla tragedia di agosto che continua imperterrita con inaudita violenza. Si apprende intanto da fonti qualificate che l'allerta sarebbe in atto anche in altre zone del Paese con una importante storia sismica. 
Una misura precauzionale inevitabile, se si considera il grado di sismicitá di tanti centri e soprattutto quello che non si è fatto negli ultimi decenni, a partire proprio da quel 23 novembre, una data memorabile, uno spartiacque tra la storia e il futuro.