domenica 11 dicembre 2016

SASSO APRE LE PORTE AL PARCO


                           
Sasso Castalda (Pz) Maestranze sul ponte tibetano - estate 2016  (foto di Rocco De Rosa) 


Il Parco nazionale dell'Appennino lucano Val d'Agri lagonegrese, l'unica area protetta davvero a tu per tu con il più grande giacimento di petrolio in terra ferma a livello europeo, segna diversi punti a suo favore, proprio mentre si discute della nuova legge quadro in questo complicato 2016 e il rapporto uomo natura diventa a tutti gli effetti di primaria importanza anche nell'immaginario della gente. L'immaginario collettivo, per intenderci.
Se uno dei temi dominanti del Parco è la cultura, compreso il suo bagaglio di storia, arte, archeologia e patrimonio naturale c'è da rimarcare la vocazione di alcuni centri a essere altrettante capitali storiche e letterarie, quanto scientifiche. Tra questi Sasso di Castalda, minuscolo villaggio di montagna tra Melandro e Val d'Agri, impegnato a fare del Parco una occasione irripetibile, in un rapporto di perfetta sintonia tra scienza e ambiente. 
Per Sasso il vero banco di prova (se vogliamo il traguardo) è la realizzazione   di un centro per la cura di patologie dovute al contatto con sostanze chimiche o con campi elettromagnetici. Secondo stime che risalgono ai mesi scorsi sarebbero in Italia non meno di 3 milioni le persone con questa particolare sensibilitá che si traduce in un rischio fisico e quindi in una malattia vera e propria. 
Uno scenario internazionale di tutto rilievo, questo, che vede impegnati in Italia personalitá di primissimo piano a cominciare dal prof. Ernesto Burgio, studioso di epigenetica e modificazioni ambientali con riflessi sul genoma. Uno dei nomi di spicco è anche il prof. Genovesi mentre a Londra opera Jean Monro. 
Mondi da esplorare e mettere a fuoco con risultati che per la Basilicata potrebbero rivelarsi di grande aiuto in una situazione, quella del petrolio, in cui il contatto delle emissioni con gli abitanti delle zone soggette alle estrazioni si rivela in molti casi allarmante. 
Il sindaco di Sasso, Rocco Perrone, è entusiasta di questa scelta che per ragioni logistiche e organizzative non potrá avere attuazione nel centro di Montagna, ai piedi del Pierfaone, ma dovrá essere dislocato altrove. Certo la partenitá dell'iniziativa spetterá a Sasso e non sará certo poca cosa se si dovesse decidere, regione in testa, di proseguire su questa strada.
Sasso di Castalda si misura con altri obiettivi, differenti ma non meno utili a pubblicizzare questa realtá su vasta scala. 
A partire dalla primavera prossima, annuncia Antonio Bruno capofila della societá che dovrá gestire gli impianti, saranno completi e funzionanti diversi ponti tibetani interconnessi tra loro nella parte rupestre di Sasso Castalda. Una sorta di originale itinerario aereo tra le bellezze della montagna. Consentiranno visite mozzafiato a centinaia, e forse migliaia, di visitatori amanti di vivere i paesaggi montani a quote insolite,  sospesi nel vuoto. Quel vuoto che sfiora le vette circostanti e ricorda il mitico passato con personalitá come don Giuseppe De Luca, il sacerdote di Sasso vissuto anche lui tra fede e natura. Non certo sospeso nel vuoto, ma calato in quella realtá del Sud che non apparteneva solo al meridione ma aveva piuttosto una valenza nazionale.  
Capitoli aperti, tuttavia, che valorizzano la funzione di una comunitá dinamica, guidata da chi intende il parco nazionale come una occasione irripetibile, da non lasciar cadere nel nulla e meno che mai da affidare al caso, specie poi se si tratta di varie opportunitá necessarie, anzi indispensabili, alla Basilicata del dopo petrolio. La terra del dopodomani quando si ritornerá a fare i conti con l'ambiente e la natura.
    

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