sabato 19 novembre 2016

IL SOGNO DI MATTEO RENZI

                                                               
Matteo Renzi a Potenza (foto R. De Rosa)
                       
Poco più di quarant'anni suonati. Un bel bagaglio di conoscenze e soprattutto una voglia di fare, con una sterminata fiducia nel cambiamento. Quasi con un senso hegeliano della vita,  Matteo Renzi identifica il prossimo referendum costituzionale con la sua stessa attitudine al rinnovamento della vita politica italiana. Davvero stagnante in tutti i sensi. Non gli si puo' dare torto, almeno su questo punto.
A chi persegue l'obiettivo di cambiare, rinnovare, modificare non e' possibile chiudere le porte in faccia, qualunque sia il punto di vista di ciascuno. Opporsi al rinnovamento e' come opporsi ad adeguare il sistema politico al tempo in cui viviamo.  Sacrosante riflessioni. Sembra di vivere il concetto dell'essere di Parmenide,un essere inevitabilmente soggetto ai mutamenti imposti dal presente.
Su questo Matteo Renzi ha fondato la sua visita alla Basilicata, terra del petrolio, dell'accoglienza (come la definisce Marcello Pittella), luogo di grandi tradizioni con un bagaglio di storia non comune: Orazio, la Magna Grecia, i grandi pesaggi, la vocazione a non lasciarsi catturare da logiche minute e da piccole operazioni di potere. Certo, molta strada c'e' da percorrere e non tutto il cammino e' agevole, come dimoistrano i fatti.
A Potenza, il Presidente del Consiglio e' stato accolto dalla folla delle occasioni irripetibili, con la quale ha preferito dialogare, a tu per tu con la gente, nonostante le contestazioni di grillini e non grillini nella piazza del teatro don Bosco.
Perche' in tutti questi decenni nessuno ha messo mano alla riforma della Carta Costituzionale? Perche' il tempo e' passato nel totale silenzio, accettando il fallimento di altri tentativi del genere? E ancora: perche' si e' scatenata una forte opposizione al cambiamento di rotta, tenuto conto peraltro delle enormi spese per tenere in piedi un sistema politico e un apparato non certamente in linea con la situazione di sempre.   
Interrogativi senza risposta, almeno fino ad oggi. Questioni che fanno riflettere in un panorama di ragioni, spesso nebulose, che si vanno sommando in un contesto francamente infuocato. Da una parte e dall'altra. 
"Io sono un boy scout della provincia di Firenze che ha 41 anni. L'idea di guidare questo Paese pro tempore mi fa venire i brividi. Non ho bisogno di aggiungere una riga al curriculum. Non è importante quello che faccio io, chi se ne frega di me. Ma la discussione di questa fase politica non riguarda me, non me ne frega niente del mio futuro". E a una signora che dalla platea gli urla 'sono qui per te', il premier risponde: "Questo referendum non è per me ma per i nostri figli".
Giornata piena di attese con un  premier fuori da qualunque ufficialita'. Che arriva a Potenza, al teatro don Bosco, in maniche di camicia per sentirsi libero di misurarsi con qualunque idea e qualunque avversario. Durisssimo contro i contestatori "che non hanno nemmeno letto la Costituzione" e contro quelli intenzionati prima a cambiarla e ora a lasciarla cosi' com'e'. 
Paradossi e incongruenze, sembra sottolineare Renzi, che sono il volto di quella politica fatta solo per mestiere, senza passione civile ne' impegno morale. Deride dal palco gli oppositori di professione, quelli che dicono NO a tutti i costi. Una occupazione stabile anche questa. E se la prende con De Mita che avrebbe potuto cambiare la Carta e non lo ha fatto. E con chi ha lasciato correre per puro calcolo. Non certo per un solo anno. Ma per decenni. Sicche' ora e' giunto il momento, e non bisogna lasciarlo passare inutilmente, ammonisce Matteo Renzi con il piglio di chi vuole scendere in campo per difendere dei principi nei quali crede sul serio.    

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