martedì 11 ottobre 2016

ROBERTO SPERANZA: "TENERE INSIEME I DUE MONDI DEL PD"


                                   
                   Roberto Speranza (foto R. De Rosa)


Di scissione nemmeno a parlarne. Lo scontro in atto da tempo nel PD non fa altro che rinsaldare la tenuta del Partito, garantire ampi margini di manovra e di  dibattito, rendere più dinamico il ruolo della stessa maggioranza in un contesto che tutto sommato tende a conservare vecchi e nuovi assetti. Vecchie e nuove posizioni di potere,  salvaguardandole dall'ipotesi smantellamento.
L'affermazione di Roberto Speranza, intervenuto a Radio anch'io, è un'importante conferma: "mi batterò per tenere insieme questi due mondi". 
Ora più che in passato l'idea della scissione appare come una trovata messa in campo da chi, per caricare l'attuale scenario delle tinte necessarie, ritiene utile evocare la minaccia inesistente di una rottura probabile, addirittura giá in atto, simile a una sorta di spauracchio che dovrebbe incutere  timore nella gente favorendo tuttavia la partecipazione, l'interesse per la partita del referendum in cui due tendenze si fronteggiano, per esclusive ragioni di parte. 
Certo, la voglia di vincere non viene meno da entrambi gli schieramenti. Maggioranza e opposizione si misurano con le due distinte ipotesi,  esattamente come accadde nella DC al momento della "insurrezione" della sinistra di base contro quella forte ala dorotea rappresentata nel Paese da Piccoli e da Bisaglia, oltre che da Colombo, commemorato in questi giorni in Senato. Anche allora, come oggi, nessuno si pose il problema di rompere con il nucleo centrale democristiano e di dar vita a un'altra formazione. Strada anche allora impercorribile e scomoda. 
Venendo ai giorni nostri, da rilevare anzitutto che se Renzi non avesse legato il referendum al suo personale destino (non solo politico) l'opinione pubblica sarebbe rimasta non dico del tutto estranea all'evento, ma abbastanza indifferente. Con il pericolo di un possibile disimpegno a fronte di una riforma, proclamata dall'attuale maggioranza, che in ogni caso ha tutto l'interesse di farla pesare in un quadro ben definito e politicamente non certo insignificante.
Sicchè in un orizzonte abbastanza movimentato, Roberto Speranza continua a esercitare idealmente il ruolo di capogruppo del PD quando afferma di volersi battere per tenere insieme i due mondi, vale a dire Bersani e Renzi. Si e No al referendum. Un ruolo che corrisponde ad una posta in gioco non di poco conto e che ribadisce l'ostentata capacitá dirigente della sinistra. Altra cosa sarebbe invece una posizione intransigente e nullista tendente a spaccare con un salto nel vuoto. Con l'unica conseguenza di distruggere il partito democratico. O, meglio, di lasciarlo nelle mani di pochi. 
Come si vede la partita a scacchi è molto complessa con mosse attentamente studiate a tavolino da parte dei protagonisti. 
Renzi intanto avverte: se non passa il Si dimenticatevi la riforma dell'attuale assetto almeno per i prossimi decenni. Anche questo un formidabile proclama. 
Nel groviglio di ipotesi indicate si inserisce frattanto la legge elettorale, eterno tormentone e longa manus dell'esito dello stesso referendum destinato in tal modo a condizionare l'intera vita politica e lo stato dei rapporti con l'unico risultato di scongiurare in concreto una scissione, sbandierata da alcuni più per necessitá mediatiche che per altri motivi. 
In tutto questo il ruolo di Speranza, apparentemente marginale nel contesto delle scelte renziane, consolida la contrapposizione lasciando indenne l'apparato. 
Certo, l'enfasi della battaglia tra sostenitori del Si e supporter del No appare quantomeno sproporzionata in un momento in cui ben altre questioni tengono banco nelle case degli italiani. Il lavoro prima di tutto e la crescita dell'economia. Su questo bisognerebbe un momentino riflettere.

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