giovedì 28 gennaio 2016

A PROPOSITO DEL FAMILY DAY



Penso al De Rerum natura, l'opera di Tito Lucrezio Caro, mentre infuria la polemica sul Giorno della famiglia e sulla contrapposizione con i diritti delle coppie omosessuali. 
Contrapposizione del tutto pretestuosa. Comunque priva di qualunque fondamento e che si rivela tale nel momento in cui si cerca di "attualizzare" o meglio di "modernizzare" il  concetto tradizionale, direi inevitabile alla base dell'essere della società, antica e moderna comunque la si consideri.
L'opera di Lucrezio è tutta volta a mettere in luce un concetto: non ci si può allontanare dal rispetto della Natura; la natura, prima di tutto, alla base delle cose e degli uomini. Alla base della vita. Quella natura che ha mostrato e mostra purtroppo di ribellarsi violentemente in presenza di manipolazioni e di scelte che mettono a rischio equilibri consolidati e immagini chiaramente affermate nel volgere dei secoli.
Trasferendo il discorso sul piano dei rapporti interpersonali, affettivi e sentimentali certo appare disdiscevole negare le libertá individuali e opporsi, in maniera ingiustificata, a un ampio dibattito in seno alla societá circa il riconoscimento del ruolo di una persona, qualunque sia il suo sesso, che ciascuno può scegliere di avere accanto.  
Le unioni, anche quelle omosessuali, hanno un valore morale che travalica la polemica e si afferma per quello che conta nella umanitá di ciascuno, nella passione individuale, in quello slancio ineguagliabile e potente che siamo abituati, a giusta ragione, a definire amore. 
Nella conferenza stampa di  Bradascio, Pace e Spada (tre Consiglieri regionali della Basilicata) è emersa una forte connotazione giuridica del discorso, e si spiega, giacchè il punto cardine del dibattito in corso è, in ultima analisi, l'equiparazione delle unioni con il matrimonio. 
L'accostamento non può reggere non perchè lo dice la Chiesa cattolica, ma perchè il discorso antropologico non smentisce la natura. Anzi la rafforza e ne sottolinea il valore umano, sociale, culturale.
I tentativi di andare oltre le tappe raggiunte in passato sono apparsi validi e appropriati nel tempo in medicina, ad esempio, nella cura di patologie fino a ieri ritenute inevitabilmente inguaribili e oggi curate con successo. Ma il tentativo di andare oltre per normalizzare ciò che appare lontano dalla normalità non funziona. Nè può essere accettato e condiviso.
Quale normalitá? Si potrebbe obiettare. Certo l'utero in affitto è una grave operazione consumistica perchè mette il corpo della donna al servizio di interessi economici inevitabili. Non solo. Costruisce una ipotesi della societá completamente diversa da quella in cui siamo sempre viasuti. E ciò non garantisce nulla. Come altri stravolgimenti hanno messo a rischio equilibri imprescindibili, dei quali l'umanitá intera non può privarsi.
Smettiamola poi di piangere perchè siamo gli ultimi in Europa. Quando siamo stati primi in tanti settori, nessuno ha versato una lacrima...
Non vi è alcun dubbio, inoltre, che il contrasto tra le due posizioni (al netto delle mediazioni possibili e immaginabili) assume una veste politica e si trasforma in sostanza della politica. Le posizioni politicamente lontane sono spesso inconciliabili: questo e non altro lo scenario delle ideologie e dei differenti punti di vista. Con tutto ciò che il polverone sollevato comporta, sia chiaro. Nascono diversi progetti di società, nasce un protagonismo che dà i suoi frutti, sia nell'immediato che in un tempo medio lungo. Più si entra in questi temi, più il confronto diventa moderno e attuale si sente dire a gran voce. Negare  il confronto è d'altro canto un vizio oscurantista, medievale. Assurdo, per tante ragioni.
Ad ogni modo sará bene evitare che la natura si ribelli! Ma questo non è riferito al confronto - scontro in atto, legittimo e democratico nelle sue manifestazioni. Quanto a tutte le forme in cui l'uomo, con le motivazioni le più disparate, tenta un cambiamento della Natura che non significa progresso. Tutt'altro. Gli omosessuali finirono nei campi di sterminio nazisti, con gli zingari e gli emarginati, perchè la loro natura era considerata pericolosa. Eppure era la loro natura, unanimemente considerata e riconosciuta senza alcuna difficoltá.

martedì 26 gennaio 2016

MATERA 2019 - ANGELO TORTORELLI, IN ATTESA DEL PIANO STRATEGICO


                             
                       
"Non ci possiamo più permettere di tergiversare sul piano strategico, l'ho detto al sindaco di Matera. Il primo gennaio 2019 è dopodomani. Dobbiamo capire cosa fare, a fronte di tante e tante proposte che piovono su Matera da molti imprenditori, non solo locali. Il piano strategico è il punto di partenza vero. Un riferimento essenziale e insostituibile."
Angelo Tortorelli, presidente della Camera di Commercio di Matera e responsabile regionale di Unioncamere non ha dubbi: Il 2019 si avvicina  a grandi passi per Matera e non solo. Per la Basilicata e il Mezzogiorno. Una sfida e una scommessa insieme, di fronte alla quale il mondo politico e istituzionale non può perdersi in una miriade di meandri burocratici e in mille discussioni che finirebbero per rallentare Il complesso iter dal quale dipende il risultato finale.
A proposito, ma quali sono gli obiettivi? Il sindaco della cittá, Raffaello De Ruggieri, parla di una crescita proporzionata alla posta in gioco che metta insieme passato e presente rafforzando i capisaldi della scienza, della tecnologia, della modernizzazione. Che metta Matera e la Basilicata sotto gli occhi delle realtá che contano.
Matera 2019 non è un premio servito sul piatto d'argento. Tutt'altro. Questo forse era abbastanza noto. Ma lo è ancora di più oggi, a giudicare dalle tante preoccupazioni che s'innestano sulla vicenda quotidiana di una cittá-territorio alle prese con la possibilitá di dimostrare all'Italia, e non solo, di possedere il necessario dinamismo e tutte le qualitá per imporsi ad un livello ben più elevato di quello nazionale.   Per far parlare di sè quantomeno l' Europa e riuscire a dominare in uno scacchiere in cui modernizzazione e sviluppo sono la cultura del nostro tempo.
 Tortorelli cerca di seguire da vicino l'intero scacchiere dal quale dipende una corretta messa a punto della fase attuale e di tutte quelle che seguiranno. Il momento che la cittá vive impone un ritmo di marcia spedito e assai celere. Ma soprattutto lungimirante.
Uno scenario già in effetti presente,  con tutto l'enorme bagaglio di aspettative e di scelte nell'ambito di quella Europa che rappresenta oggi il vero "collegio giudicante". E forse il banco di prova. Ma ancor più l'elemento di paragone  al quale riferirsi in una dimensione ultranazionale.
Qual è in questo il ruolo delle istituzioni? Anche qui Tortorelli sembra non perdere di vista l'entitá dell'evento che fa leva sul valore di un progetto politico di ampio respiro e di vasta portata, come del resto il traguardo raggiunto impone a tutti gli effetti.
La definizione stessa di capitale europea della cultura  basta da sola a spiegare il tragitto da compiere con un diverso spirito della politica. E con uno slancio capace di  rappresentare la forza propulsiva per la conquista di ben altri traguardi, che non siano il semplice sventolare la bandiera di una cultura del passato, per quanto di tutto rilievo.
"La scommessa consiste in una verifica che noi dobbiamo fare con noi stessi..." afferma il Presidente Tortorelli, dicendo davvero tutto in una sola battuta.
Non un eventificio, come sostiene il sindaco di Matera. Ma c'è anche l'esigenza, prosegue Tortorelli, di affidare questa scommessa a una cabina di regia ( in cui le istituzioni debbono esserci, beninteso) ma che dovrá servire a tracciare il solco all'interno del quale si muoverá tutta la macchina, a partire dalla Fondazione, che è poi un elemento di sintesi. Ma certamente non è tutto.
"C'è intanto da badare molto all'attenzione rivolta dalla Puglia e non solo all'evento del 2019. Gravina, Altamura, Santeramo e altri centri si stanno preparando al decollo con adeguate strutture ricettive che possono offrire grandi possibilità a un turismo internazionale di alto livello. Il tutto incontra la nostra  disponibilitá, a patto che il nostro protagonismo non venga messo in discussione. Abbiamo a disposizione tanti posti letto da Metaponto a Nova Siri, tante possibilità lungo la costa e nell'interno. La nostra capacità di supportare uno sviluppo turistico d'avanguardia non è cosa di poco conto."
Occorre, per questo, avviare una sorta di consultazione diretta  per capire qual è il ruolo dei comuni, delle realtá territoriali tutte, ribadisce Tortorelli.
Certo,  la cittá dei Sassi porta con sè il marchio del cambiamento e della svolta. Un Sud che non è più soltanto Sud ma che vuol significare il senso della innovazione in tutto, a cominciare dalle imprese, fino alla produttività, passando per un uso idoneo delle risorse della Basilicata,  di cui questa terra dispone, sconosciute purtroppo alla grande opinione pubblica nazionale.Acqua, ambiente, petrolio, natura e offerta umana. Ma soprattutto la scienza deve essere un volano significativo, come Marcello Pittella, governatore lucano, ha più volte ribadito. E non c'è da dargli  torto giacchè proprio questa è la base di partenza e insieme il punto di approdo dell'intero scenario che fa di Matera l'architrave di un Mezzogiorno fondato sul coinvolgimento delle forze attive e non più sulla loro marginalità che ha causato finora, specie nei decenni scorsi, disastri incalcolabili.

lunedì 18 gennaio 2016

L'UMANITÁ SCHIAVA DEL TERRORE



In questi ultimi giorni un evento ha rasserenato gli animi, mentre una raffica di informazioni dell'ultima ora incutono timore e fanno tremare l'umanitá. 
L'Iran entra "a pieno titolo" (come hanno scritto i giornali) nella comunitá internazionale in seguito allo stop alle  sanzioni e al rinnovato rapporto con gli States. 
Gioisce la gente ma il terrorismo non dá tregua con l'intento di colpire la Francia e il mondo occidentale. Quindi non solo       la Francia, evidentemente, ma quella parte della societá che si riconosce in certi valori.
Tra le vittime della barbarie il bimbo di 9 anni, Michel Santomenna, lucano di origini, figlio del titolare del Cappuccino cafè, Gaetano.
I morti di Parigi, quelli del Burkina Faso, gli attentati che si susseguono di ora in ora dimostrano che i metodi finora usati per contrastare l'ondata  di morte non hanno sortito alcun effetto. Forse, paradossalmente, finiscono per accelerare questa sciagurata "reazione a catena", per renderla irreversibile, giacchè si tratta di un'arma  nelle mani di uno sterminato numero di aderenti alla jihad islamica, in cui  confluiscono, e potranno confluire, frange organizzate di aspiranti miliziani. Terroristi di varia origine, delle più disparate provenienze. 
Chi accerta la vera identitá dei partecipanti al macabro banchetto? Chi è in grado di stabilire la loro vera natura, la loro provenienza. Le motivazioni alla base di una scelta del genere? 
A ben riflettere è questa l'emergenza più grave del nostro tempo. Il cammino senza ritorno. La fine della illusione di una pace duratura che potesse dare all'umanità il piacere legittimo di una civile convivenza. Quella briciola di benessere che deriva da alcune certezze irrinunciabili: anzitutto vivere al riparo da drammi come quelli che stiamo vivendo.
Nella gente c'è il massimo della consapevolezza della gravitá del momento ma, nello stesso tempo, la percezione di una grande impotenza che induce a considerare ormai inevitabili tragedie come quelle che i media ci mostrano quasi quotidianamente. Peraltro l'intrigo tra questi eventi e le scelte politiche  a livello delle maggiori realtá interessate è talmente stretto e complesso da risultare finanche indecifrabile. Si ha la sensazione che molto spesso la grande stampa segue dei filoni pur nella incertezza che lì possano risiedere realmente motivazioni concrete e spiegazioni obiettive dei fenomeni. 
Sono intanto diciotto se non di più le nazionalitá colpite da questi attacchi, secondo notizie ufficiali. 
Chi può salvarci dalla catastrofe? Interrogativo pieno di angoscia. Domanda senza risposta se non quella che Francesco ci sottopone nelle sue omelie con un invito accorato alla pacificazione nell'anno del Giubileo della misericordia. 
La "prova è ancora lunga"  scrisse Padre Pio ad alcuni figli spirituali che gli chiedevano della guerra e dei suoi drammi. Anche questa è una guerra, in cui non ci sono vincitori ma soltanto vinti. In cui ci sono esclusivamente vite spezzate a centinaia, a migliaia. 
I bombardamenti sulla Siria per colpire le roccaforti dell'Isis non servono a nulla. Qualche giorno fa un giovane siciliano faceva una considerazione, forse banale ma vera: è come se si bombardasse Palermo per distruggere la mafia.
Siamo al punto di non ritorno: l'adesione al terrorismo non ha confini. Sembra un fiume in piena che s'ingrossa sempre di più nel suo percorso. Nè è ipotizzabile vivere blindati, sotto scorta. Sotto strettissima vigilanza. Così la vita diventa un inutile tributo alle ragioni della violenza cieca che nega all'uomo anzitutto la libertá. Il suo essere uomo e non soltanto schiavo del terrore. 

domenica 10 gennaio 2016

MONS. LIGORIO: "LA CHIESA SI FACCIA VOCE DI OGNI UOMO"



Ricordo quel pomeriggio di maggio di qualche anno fa quando mons. Salvatore Ligorio  intervenne alla presentazione del mio libro Il pensiero di Padre Pio, a Matera. Pochi elementi di riflessione sul figlio di Pietrelcina, sulla caritá, sull'umiltá e sulla fede. Semplice e forte il suo messaggio.
La sua esperienza mi sembrò subito ricca di spunti,  legata a quel binomio fede cultura che ha caratterizzato, non da oggi, la presenza di mons. Ligorio nella cittá, oggi capitale della cultura europea per il 2019, e che ovviamente continuerá a rappresentare, sono convinto, il motivo conduttore della sua guida pastorale della diocesi di Potenza. 
Fede e cultura, dunque. Un percorso anzitutto moderno giacchè mette insieme una religiositá dalle molteplici caratteristiche, vicina al popolo, ai giovani, con gli spunti di una cultura capace di essere da sola motore del quotidiano e della vita di una comunitá, quella lucana, con i suoi problemi legati alla qualitá della prospettiva che si apre e non solo all'oggi.
L'omelia di commiato dalla diocesi di Matera - Irsina riflette una ricchezza di contenuti e un forte collegamento con l'intero popolo materano che da soli tracciano un bilancio del lavoro svolto. Ma sottolineano la qualitá della prospettiva di una terra, ricca di passato e di presente, capace di imporsi in uno scenario decisamente vasto e di respiro europeo, appunto. 
Ecco lo scenario in cui si inquadra l'opera del nuovo Arcivescovo di Potenza. Matera 2019 è un traguardo e un punto di partenza, al tempo stesso. Una meta e l'inizio di un percorso. 
Il calore umano e lo slancio che hanno accolto il nuovo presule a Potenza sono, a loro volta, un significativo auspicio di una stagione di rinnovamento culturale, politico, soprattutto religioso in grado di imprimere una svolta alla chiesa lucana nel suo rapporto con la societá. Del resto giá Superbo aveva tracciato le linee guida di questo importante lavoro.
Potenza, con l'intero territorio della diocesi, costituisce tuttavia un terreno non facile sul quale mettere insieme volontá di cambiamento e spinta propulsiva per una fede non "occasionale", nè di facciata, ma fondata su basi di certezza e di consapevolezza. Di adesione razionale al messaggio della Chiesa che Papa Francesco predica ogni giorno. Vincere gli egoismi, la freddezza del profitto, umanizzare l'economia, gettare le basi per una vera solidarietá sono i punti fermi di una crescita capace di far recuperare alla Basilicata il terreno perduto in molte occasioni e lungo l'arco di decenni. 
D'altronde il governo della politica e delle istituzioni ha bisogno di tutto questo patrimonio religioso e morale, anzitutto.
Di questo e di molto altro mons. Salvatore Ligorio è consapevole e sa di poter essere un ingranaggio importante nel ruolo che la diocesi affidatagli da Francesco dovrá svolgere.  

martedì 5 gennaio 2016

IL DOPO CAPODANNO DI MATERA


                               

Matera non corre dietro alle voci, al chiacchiericcio, alle cose "minute" che si sono succeduti dopo l'evento televisivo di fine 2015 con la trasmissione di Rai Uno l'Anno che verrá.  Ottima scelta. Segno di maturità e di una capacità di non dare peso a scenari assolutamente estranei al senso stesso della trasmissione e alla decisione di chi, come il Presidente Pittella, ha fermamente voluto che il programma di San Silvestro andasse in onda proprio dalla Capitale europea della cultura per il 2019.
L'increscioso incidente dell'sms blasfemo, e l'anticipo di 40 secondi dello scoccare della Mezzanotte sono eventi che non vanno neppure presi in considerazione. 
Forse sbagliano quanti danno peso alla bravata di chi ha ficcato la bestemmia, segno di inciviltá e di una ribellione nullista, tra i messaggi augurali di ben altra natura e di ben altro spirito. 
Ci si scandalizza e si finisce per addebitare al personale impegnato nel pullman della regia, in particolare l'astonista (così si chiama in gergo chi inserisce i titoli elettronici e li manda in onda) l'errore di avere premuto distrattamente il pulsante che attiva la messa in onda di una qualunque scritta, sia sottopancia sia altro.  
A ben riflettere la colpa meno grave è proprio quella commessa dal personale addetto alla messa in onda nella regia mobile. Bisognerebbe riflettere piuttosto sul crescendo di rabbia, di veleno, di indignazione che ha portato qualcuno a scrivere una bestemmia, cosa che di per sè vorrebbe significare un segnale di pura laicitá e di contrapposizione alla Chiesa cattolica, esattamente con lo stesso spirito con cui ci si contrappone a un partito politico, a una formazione, al governo per intenderci. A un'opinione qualsiasi. Cosa del tutto inaccettabile e piccina.
Certo, il cristianesimo non è imposizione. Non è un obbligo. Non è una strada da seguire pena il pagamento di una sanzione. Il cristianesimo è fede e fiducia in un essere soprannaturale dal quale inevitabilmente deriva l'universo. Dal quale derivano gli uomini. Dal quale deriva la materia stessa. 
Del resto il materialismo storico e dialettico non ha mai fornito una spiegazione accettabile sull'origine del mondo. Altra cosa è invece l'evoluzionismo. Discorso particolarmente complesso che richiederebbe qualcosa di più di un articolo o di una sola riflessione. 
Sicchè quel gesto rimane un semplice atto "dimostrativo" un espediente clamoroso, ma insignificante e offensivo. Nulla di più.
Per fortuna Matera sta dimostrando di non lasciarsi invischiare nella polemica e nel polverone seguito alla notte di Capodanno, mentre autorevoli commentatori hanno impegnato in questi giorni le loro risorse per dar torto alla Rai a causa dei due incidenti.
Questa non è una difesa d'ufficio nè dell'Azienda di viale Mazzini (che farebbe bene a badare a molto altro a cominciare dagli sprechi negli appalti, dalle spese ingiustificate, oltre che dall'uso delle risorse interne) e non è nemmeno un gesto bigotto di chi facilmente è portato a scandalizzarsi. È piuttosto un voler sottolineare il valore della presenza di Matera e non solo in una trasmissione del servizio pubblico che tante volte, in rete nazionale, ha considerato la realtá lucana come meritevole di attenzione solo in caso di sciagure ed eventi negativi. Basterebbe ricordare il terremoto del 23 novembre del 1980, la rivolta di Scanzano contro il deposito di scorie e la penosa vicenda di Elisa Claps:  fatti che sono riusciti a portare la Basilicata in nazionale, non di sfuggita e per pochi minuti. E non una sola volta. Il resto non esisteva, tranne alcuni riferimenti di Ambiente Italia con delle dirette dalla Basilicata sui temi delle risorse naturali e della loro salvaguardia. 
Ora Matera 2019 fa vivere una stagione totalmente diversa, ed è bene che sia così. Importante incoraggiarla, come sostiene il sindaco De Ruggieri, appoggiarla, anziché demolirla a colpi di piccone che potrebbero rivelarsi particolarmente dannosi e non per la sola Matera.

domenica 3 gennaio 2016

SASSO ALLA PROVA DEL NOVE

                             
                   Sasso Castalda, veduta aerea  (foto R.De Rosa)

Sasso di Castalda, bellissimo centro di montagna della Basilicata interna che affaccia sulla Valle dell'Agri, è tra le realtà più dinamiche del Parco nazionale dell'Appennino, e non solo sotto il profilo naturalistico e della biodiversitá. 
Si è dimostrato capace di disegnare il proprio futuro in maniera non certamente approssimativa, ma indicando scadenze e percorsi da tener presente, nell'ottica di uno sviluppo che sembra non lasciarsi condizionare dalla marginalità di sempre. 
In tal modo Sasso ha toccato il traguardo del 2016 facendo una sintesi del proprio passato, in cui c'è davvero tutto e non solo in miniatura, come si potrebbe pensare. 
Figure importanti da Rocco Petrone, "il lucano che ci portò sulla Luna" , a don Giuseppe De Luca, senza escludere Mariele Ventre, la signora dello Zecchino d'oro, e altri ancora rappresentano oggi una positivitá nient'affatto trascurabile. Una garanzia da mettere a frutto. 
Che Sasso sia una delle porte più qualificate del Parco nazionale lo rivelano i tanti progetti per un futuro non lontano che in questo inizio d'anno assumono una chiara dimensione: primo fra tutti il ponte tibetano, un'opera avveniristica giá in fase di realizzazione per consentire al visitatore sospeso nel vuoto, ma in sicurezza, di apprezzare lo scenario struggente dei monti e delle gole da una prospettiva diversa da quella solita. Con un pizzico di brivido da non trascurare in ogni caso.
La sfida tuttavia, sottolinea il sindaco Rocco Perrone, consiste nella possibilitá di fare di questo centro anche una sorta di punto qualificato per l'assistenza ad anziani e ad alcuni giovani con patologie psichiatriche. Una bella scommessa, non facile da vincere ad ogni modo.
In una sede leggermente periferica dovrebbe sorgere (condizionale obbligatorio come non mai!)  questo centro, affidato a un imprenditore privato.  Il tutto sembra fare passi da lumaca se si considera che, a parte la struttura abbastanza recente, per il resto non ci sono grandi segnali a testimonianza di un preciso interesse per l'obiettivo da guadagnare con una tempistica corrispondente alla posta in gioco. Di questo si parla da anni e solo a giugno l'imprenditore ha sottoscritto un contratto con l'amministrazione comunale. Per  giunta, in una recente intervista, è stato lo stesso sindaco Perrone a rivelare non poche perplessitá al riguardo.
Un centro per l'accoglienza, inizialmente soltanto diurna, non può prescindere infatti da vari elementi di elevata qualificazione che sono esattamente il contrario del piccolo è bello. Con i pochi pazienti da assistere non si risolve, chiarisce inoltre Rocco Perrone, assolutamente nulla o quasi. E non gli si può dare torto considerata tra l'altro la sua professione di medico ospedaliero.
L'idea del sindaco era un'altra e di grande rilievo: allocare nell'edificio  un centro di ricerche su malattie rare con la partecipazione di alcune università e di una qualificata comunitá scientifica in grado di dare sufficienti garanzie per l'esito della ricerca nel tempo. Ma come tutti i sogni import ti anche questo sembra essere rimasto nel cassetto facendo posto a idee più spicciole.  
A giustificare l'idea di un centro studi sulle malattie rare era il concetto stesso di parco, per giunta di respiro nazionale, inevitabilmente portato a misurarsi con realtá non irrisorie. Tutt'altro. Lo impone  il suo stesso prestigio.
Sicchè molte cose dovranno definitivamente giungere al giro di boa in tempi non biblici, se si vuole evitare che i progetti non si riducano alla semplice dimensione di un libro di sogni. Ce ne sono già fin  troppi.