giovedì 30 luglio 2015

CARMELA, DECORATRICE D'ECCEZIONE


                               
                         

Decorate con arte, scelte con passione tra le mani di tante modelle non solo della Val d'Agri, ma di diverse localitá italiane, in modo da trovare un "prodotto" che si addica alla donna capace di sfoggiarle con stile: unghie d'autrice, insomma. 
Suscitare la competizione tra ragazze è naturalmente un terreno fertile. Particolarmente indicato per chi si propone a tutti i livelli e desidera scendere in campo facendo leva sul fascino, misterioso e struggente, legato all'immagine donna.
L'autrice di queste decorazioni  è Carmela, giovane signora di Pergola, una frazione di Marsiconuovo, in Basilicata, nel cuore del Parco nazionale dell'Appennino dove non manca la voglia di fare davvero le cose alla grande.  
La sua non è una bottega artigiana, ma una sorta di laboratorio ambulante in cui si studiano i colori, si selezionano i materiali da usare, si stabilisce la corrispondenza tra il risultato finale e la personalità della ragazza che dovrà fregiarsi di questi "dipinti" come se fossero addirittura dei gioielli da indossare con orgoglio. 
Carmela, dunque, un'artista? Se decorare significa fare appello alla creatività mi sembra più che logico definirla un'artista che per giunta percorre l'Italia in lungo e in largo, legata com'è al suo lavoro, che le sta procurando molta notorietá. E anche non pochi consensi.
Da Bologna a Milano per trovare risposte adeguate alla sua passione, dalla quale trae sin da ora vantaggi non certo irrisori. Basti vedere oggi quante donne si rivolgono a Carmela per una decorazione non usuale, in tante circostanze. Contente di essere ospiti del suo atelier, un luogo di prestigio per quanto ubicato in una periferia se vogliamo anonima, ma non certo insignificante.
Una passione coltivata da tempo, quella di Carmela, che ritiene la sua un'arte senza tempo indipendentemente da dove si risiede e si lavora. Insomma non c'è bisogno di abitare a Milano per fare cose importanti. E non occorre una clientela d'élite per lavorare a certi livelli. 
Una lucana che si presenta al  pubblico italiano con il suo genio  non mi sembra oltretutto cosa da poco.  Proporrò al Presidente del Parco nazionale dell'Appennino, Totaro,  di dedicare un incontro, magari  una serata a Carmela per mostrare in diretta le sue decorazioni. Per far vedere come nasce la sua arte, magari accompagnata da alcuni brani musicali, in un'atmosfera particolare. Sarebbe una bella serata d'agosto a tu per tu con una decoratrice d'eccezione. Non è forse un'idea? 

lunedì 27 luglio 2015

OCCORRE CAMBIARE IL PD. È IL PROGETTO DI ROBERTO SPERANZA A TU PER TU CON GLI ELETTORI DI POTENZA



                                 
                  Roberto Speranza (foto R. De Rosa)

Non mi era mai capitato di sentir pronunciare ad un politico, del livello di Roberto Speranza, la parola umiltá. O, meglio, di sentir dire con molta passione e con un forte interesse che il PD prima di tutto deve dar prova di umiltà. In che modo? Instaurando rapporti autentici con i cittadini elettori, cambiando modo di essere. Fondando, insomma, su nuove basi il nesso ineludibile che deve collegare appunto la politica agli interessi della gente. 
Ė stato come un ritorno a casa l'incontro di Speranza con i suoi concittadini e gli elettori di quel Partito democratico tutto da rifondare su nuove basi. Quasi a voler significare che la sua presenza nella città "dissestata" deve essere intesa come un segno tangibile di una volontá che rompe con il passato e con i vecchi schemi di una politica verticistica che certo non ha dimostrato di essere in grado di fare grandi cose. Tutt'altro.  
Lo ha accolto l'antica Piazza Duca della Verdura, nel cuore di Potenza, di fronte alla tormentata chiesa della Trinità, nota alle cronache nazionali per il ritrovamento dei resti di Elisa Claps . 
Al suo arrivo, Roberto Speranza ha trovato una piazza stracolma, un salotto gremito con tanta gente interessata a sentire  questo potentino illustre proclamarsi davanti a tutti come il portatore di un rinnovamento vero. Non una farsa. Un rinnovamento che dia ai giovani segnali precisi e dimostri quanta inadeguatezza domina certi successi di Grillini, Lega e Forza Italia.
Un patto con la gente, alla quale promette tutto il suo personale impegno nella direzione di una politica del radicale rinnovamento.
"Questo partito così com'è non mi piace" non esita a dire Roberto, come lo chiamano i suoi amici ed i tanti estimatori che gli hanno dimostrato simpatia e condivisione. Anche questo un segnale da non sottovalutare. Soprattutto una grande dimostrazione di fiducia, in un momento in cui il distacco dalla politica e quella evidente disaffezione della gente, stanno davvero dilagando nel Paese, non solo al Sud. 
Un partito che non gli piace per il modo con cui è governato. Non gli piace perché Renzi, in fondo, segue altre strade, forse con un orgoglio smisurato. Forse con un eccesso di sicurezza.  Un partito che non si è mostrato capace di dialogare con docenti e studenti per le vicende della "buona scuola". "Per questo, aggiunge Speranza, ho preferito lasciare l'incarico prestigioso di capogruppo alla Camera dei parlamentari del PD." Non m'interessa il gioco delle poltrone.
Bella occasione, in definitiva. In cui è stato piacevole sentir raccontare certa politica e parlare dei propositi. Delle attese.
Quando alla fine, tra abbracci e baci, chiedo a Roberto Speranza che differenza c'è tra la Basilicata e l'Italia ecco cosa mi risponde: "secondo me la Basilicata è una regione in cui il PD può essere realmente unito, in cui la leadership del partito può costruire l'unitá, a differenza di quanto accade altrove."
Allora lei è fiducioso che si possa cambiare? 
"Assolutamente si, si deve cambiare"   

domenica 26 luglio 2015

AURELIO PACE: "OCCORRE UNA VERA UNITÁ ISTITUZIONALE CONTRO IL DILAGARE DELLE TRIVELLE"


                                 
                               Aurelio Pace    

Nello Jonio settentrionale ci sono 12 biospecie di assoluto interesse naturalistico che non esistono altrove. Il mare di Policoro, di Scanzano, il mare della Magna Grecia ha caratteristiche ineguagliabili che secondo gli esperti rappresenta una risorsa di  grande valore, specie poi se rapportata al Bosco Pantano, ultimo baluardo  di macchia costiera umida, un unicum assoluto che la ricerca petrolifera e l'utilizzo di piattaforme al largo esporrebbero ad un rischio notevole, con ingenti danni per il turismo.  Secondo stime attendibili sarebbe un processo senza ritorno. 
Mentre si prepara un nuovo vertice al Ministero dello Sviluppo economico per mercoledì 29 luglio, in questi giorni diversi comuni della costa jonica , lucani e calabresi, presenteranno nelle rispettive giunte le delibere di opposizione alla richiesta delle compagnie petrolifere di avviare le ricerche in mare di idrocarburi. Un tentativo per difendere il territorio e salvaguardare a denti stretti le peculiarità dell'area. Non  solo. Il primo cittadino di Policoro, Rocco Leone, chiede che l'intera zona del litorale jonico sia ulteriormente salvaguardata con una fascia di protezione delle specie marine da Gallipoli a Capo Spartivento. Come del  resto accade a Genova dove è stata istituita una zona di salvaguardia dei cetacei.     
Intanto non si ferma per un istante la protesta dei centri rivieraschi dell'arco jonico, mentre si valutano le diverse ipotesi di opposizione alle scelte ministeriali. Tra queste c'è la proposta di un referendum che viene tuttavia considerata non praticabile perchè legata a tempi lunghi e di non facile attuazione: il che finirebbe per assecondare le compagnie petrolifere in lotta con il tempo, per battere le oscillazioni di mercato del greggio e garantirsi quote di prodotto significative. 
Si parla dunque di referendum. Ma tutti sanno che l'ipotesi, per quanto affascinante (dare voce alla gente) risulta  impraticabile, appunto. Cinque regioni coinvolte per un referendum su temi locali. Un bel punto interrogativo.
Evitarlo significa dare impulso alla capacità degli enti locali di difendere il territorio. E non è poco sotto il profilo politico, anzitutto.
Intanto su questo tema scende in campo Aurelio Pace Coordinatore nazionale e capogruppo in consiglio regionale dei Popolari per l'Italia.
"Credo nella posizione di chi vuole creare un focus permanente sulla questione petrolio. 
Il referendum così come impostato è uno strumento importante ma non utile per raggiungere il risultato che si vuole, poichè interessando cinque regioni dovrebbe raggiungere un quorum. Ritengo, invece, insostituibile il tavolo della negoziazione con il Governo nazionale, con una grande unitá istituzionale che dobbiamo  alimentare rispetto alle tre regioni rappresentate a Policoro dai sindaci, recuperando la presenza del popolo che è mancata a Policoro. E' senz'altro la via maestra. 
Il referendum è dunque un argomento debole, sicuramente propagandistico e difficilmente applicabile." 

giovedì 23 luglio 2015

MARCELLO PITTELLA: ABBIAMO DETTO TRE NO AL GOVERNO, ORA CI DEBBONO ASCOLTARE

                                                               
                         Marcello Pittella

Il Governatore della Basilicata, Marcello Pittella, non ha dubbi: l'unitá tra il popolo e le istituzioni è assolutamente necessaria per far valere le richieste dei lucani sui temi del petrolio e dell'ambiente, più in generale. Per fare in modo che il governo Renzi non consideri il territorio lucano una fetta d'Italia di cui si possa liberamente disporre, come una servitù senza limiti, oltre ogni ragionevole possibilità. Aggiungerei oltre ogni decenza.
Certo, doverlo precisare significa riconoscere, in ogni caso, una fragilità  strutturale di una realtà geografica per la quale, nei decenni scorsi, non sono state messe in atto politiche in difesa del peso di questa regione del Sud, da sempre collegata (starei per dire asservita) a interessi ben più importanti. Che hanno radici non certamente recenti.
La Lombardia, ma nemmeno la Toscana o l'Umbria, avvertirebbero l'esigenza di dover trovare la necessaria unità del popolo e delle istituzioni per imporre una linea sacrosanta e ineccepibile legata alla sovranità del territorio e al rispetto di regole attinenti alla salvaguardia di certi equilibri ambientali e della salute. Mi sembra fin troppo ovvio.
Oggi la Basilicata invece si spacca: da un lato le istituzioni, dall'altro pezzi di rappresentanze del mondo politico ambientalista che contestano a loro volta soprattutto la condotta della Regione. 
Beninteso:  nulla da eccepire in ordine a una linea di forte presa di coscienza dei temi in campo che potrebbe, anzi dovrebbe tradursi, in un dialogo costante con i livelli decisionali locali. Non vi sono altre scelte. Del resto Scanzano insegna. 
Sicchè a questo punto, di fronte alla possibilitá di ricorrere finanche al referendum abrogativo di alcuni articoli (operazione tuttavia complessa e lunga, dagli esiti non scontati, proprio perchè proiettati in un futuro non vicino),  la questione dominante rimane una sola. In che modo è possibile costruire una unità reale, non di facciata, tra il popolo lucano e le istituzioni che lo rappresentano. Ecco cosa risponde il Presidente della Regione, Marcello Pittella.
"Senz'altro si, se le istituzioni mettono in campo una operazione verità, non solo nelle cose che dicono ma anche negli atti che producono e se si evitano da tutte le parti strumentalizzazioni, mistificazioni e falsitá, questa unitá sarebbe possibile raggiungerla.
Se noi consegnassimo all'opinione pubblica, giá stanca per altri motivi, una reale condizione di iniziativa  politico amministrativa messa in campo dal governo regionale e da quello nazionale, noi avremmo riposte sicuramente più unificanti rispetto a una battaglia che ci deve vedere tutti protagonisti.    
Abbiamo detto giá tre no. No alle trivelle in mare, no a una estrazione che vada oltre i 154 mila barili al giorno, stabiliti nel 1998, e no a un utilizzo del territorio oltre a quello già destinato alle estrazioni petrolifere.   
Dopo questi tre no, dopo che li abbiamo reiterati per molto tempo, ratificati e confermati, tradotti anche in atti amministrativi di diniego, il tutto si deve tradurre in una posizione unitaria delle istituzioni e del popolo della Basilicata da far valere sul tavolo del Governo nazionale.  
Non ci sono molte altre alternative, del resto."

venerdì 17 luglio 2015

LUCA BRAIA, SALVARE DAL BARATRO L'AGRICOLTURA

                                 


La parola d'ordine di Luca Braia è: cambiare passo, innovare. Fare dell'agricoltura il settore primario, in ogni senso. Lui ce la mette tutta, e si vede dal quadro che traccia in poco più di un'ora per spiegare il suo progetto. Lo attende un lavoro ciclopico, per giunta con mille difficoltà e tante preoccupazioni: anzitutto quella di dover restituire all'Europa qualcosa come 90 milioni di euro perchè in passato non si è riusciti a utilizzarli per mancanza di iniziative adeguate. Di progetti in vari settori. Cambiare dunque direzione di marcia, sostiene il neo assessore con un dinamismo che non tarda a far colpo su chi ascolta.
Nell'opera di generale cambiamento sono compresi anche i parchi, nazionali e non, ai quali Braia guarda come ad una opportunità di crescita delle aree interne. Ma non solo sbandierando uno slogan, quanto con l'impegno di chi mette mano.
"Le risorse economiche utilizzate finora nelle programmazioni europee che ci hanno preceduto non ci  consentono un'agricoltura minimamente competitiva. Nonostante la spesa ingente, l'agricoltura della Basilicata non mostra il minimo segno di vitalitá. 
Le criticità stanno in una pubblica amministrazione che non riesce a essere efficiente, perché per molto tempo non si è voluto mettere mano a un sistema che dava evidenti segnali di inadeguatezza. È dir poco!"

Assessore Braia, lei prende le redini in mano proprio nel momento in cui la programmazione 2007 - 2013 si conclude.

"Siamo in effetti alla fine del periodo. Il disimpegno che ho ereditato è ingente. Dovremo restituire oltre 90 milioni di euro  perchè non si è fatto nulla in tanti settori,  nel campo della valorizzazione, dello sviluppo rurale. 90 milioni di euro che non saranno resi disponibili in una serie di comparti. Gli agricoltori evidentemente non avranno la possibilità di usare queste risorse. 
Il tema non è quanto non si è speso o si è speso. Ma la qualitá della spesa. Non sono stati fatti investimenti, è mancata una strategia interna. L'agricoltura deve essere settore primario in tutti i sensi perché deve riuscire a coinvolgere una serie di attività. 
Dire agricoltura è dire tutto. Siamo in un laboratorio di produttività che coinvolge ambiti assai vasti. Tutto deve essere ricondotto a questo mondo. Tutte le programmazioni debbono essere coerenti con gli obiettivi che ci si è dati. 
La spesa è stata inefficace. Ora bisogna affrontare un lavoro ciclopico. È il momento di buttarsi anima e corpo nel tentativo di innovare le dinamiche di espansione, avendo ben presente il concetto di una svolta reale assolutamente indispensabile. La centralità dell'agricoltura va riconosciuta e attuata."

A fronte di questo quadro, che non esito a definire allarmante, qual è oggi il destino delle grandi zone, a cominciare dal Metapontino. 

"Le grandi zone, come il metapontino, mettono insieme sviluppo, turismo, mercati. Ortofrutta e vitivinicolo reggono bene sui mercati anche internazionali, nonostante i piccoli numeri. Ci sono organizzazioni che hanno in Basilicata e nel metapontino importanti aggregazioni di offerta, che consentono di intercettare mercati internazionali. Una opportunità da non perdere.

Le aree interne. Cosa accadrá per vaste zone che registrano situazioni di spopolamento e di abbandono, senza molti precedenti.

"Le aree interne scontano anzitutto la relazione petrolio - agricoltura, soprattutto in Val d'Agri. Finalmente abbiamo ottenuto il punto zero, almeno nelle zone di nuova estrazione di petrolio. Penso di avviare uno studio sui suoli interessati alle nuove estrazioni e di dare elementi di chiarezza all'acquirente, ma prima ancora ai produttori. 
Sui suoli che sono interessati alle  nuove coltivazioni petrolifere partirá un'analisi della realtá al momento. Il punto zero, come detto.
Gli studi epidemiologici non hanno mai preso in esame il tema del controllo sull'agricoltura, come elemento trainante. Ma un controllo non occasionale. Evidentemente!"

Riprendiamo il tema dei parchi. Si può premere perchè l'agricoltura nei parchi, e in quello dell'Appennino lucano soprattutto, sia davvero trainante?

"I parchi sono laboratori naturali, un punto qualificato di attenzione. Abbiamo 350 mila ettari di foreste che rappresentano un elemento trainante, a tutti i livelli.
Ho fatto un incontro con tutti parchi perché è in atto una misura che mette a disposizione delle aree protette oltre un milione e mezzo di euro che serviranno per avviare momenti di controllo e di valorizzazione. Insomma una nuova attenzione ai peositti, al biologico. Ma non solo. Modificare certi assetti mi sembra importante per avviare una diversa progettualità.
L'aspetto della produzione è assolutamente centrale."

Lei non parla solo delle cose da fare, ma anche dei metodi di lavoro da introdurre. A cosa si riferisce in particolare?

"Il tema della corresponsabilità è davvero il motore di tutto. Bisogna fare condivisione. Chiamo tutti, compresi i parchi  a seguire questo criterio,  con un rovesciamento delle dinamiche finora adottate, che si sono rivelate inutili e improduttive facendo correre il rischio di una perdita di quota inarrestabile.
Tutto deve avvenire in un quadro di generale partecipazione e di corresponsabilità.
Non posso replicare ciò che  si è fatto in passato. Non posso stare a guardare. È necessario invertire la direzione di marcia. Per ora non vedo resistenze. Il tema della forestazione, ad esempio, è centrale a tutti gli effetti.
40 milioni di euro non sono più gestibili secondo criteri che non hanno prodotto nulla. Per giunta rischiamo di perdere questo denaro, se non si cambia metodo. Se non vengono riconosciuti questi soldi, peraltro per progetti già avviati, c'è da prenderli dal nostro bilancio, con tutto ciò che un fatto del genere comporta. Sicché sono obbligato a cambiare metodo, a gestire una emergenza che fa paura. Bisogna cambiare passo evidentemente e in modo energico. 
Deve essere chiaro anche il ruolo del privato per far vivere il patrimonio esistente e migliorarlo. 
350 mila ettari di foreste non sono pochi, ma richiedono una forte capacità di innovare, di programmare. Di determinare fatti significativi. Da questo dipende la Basilicata che vogliamo costruire per il futuro. Non siamo stati in grado di mettere a frutto per oltre trent'anni un enorme patrimonio di cui disponiamo. Necessariamente bisogna cambiare ora, sin dalle radici, non ci sono alternative possibili, pena un decadimento senza ritorno."

giovedì 16 luglio 2015

IL SINDACO DI VIGGIANO, CICALA: PER IL PETROLIO SI ANNUNCIA UNA BATTAGLIA INFINITA



La manifestazione di Policoro contro le piattaforme petrolifere nel mare  Jonio non ha certo fornito una prova di unitá e di coesione tra il movimento popolare e le varie realtá istituzionali, capace magari di ergere una barriera, in questa Basilicata, contro un uso indiscriminato del suolo e del mare alla ricerca di ulteriori milioni di barili di greggio. Tutt'altro.  
I contrasti e le spaccature hanno impresso un marchio di fragilità, fin troppo visibile,  al mondo che si contrappone all'ipotesi di una Basilicata come terra al servizio esclusivo del petrolio e dei petrolieri.
Il Governatore Pittella non ha pensato su due volte prima di salire sul palco di Policoro e dire la sua sulla vicenda, pur duramente contestato, come previsto del resto. Mentre nulla è riuscito a esorcizzare  le difformità di vedute tra le varie anime del movimento con i relativi distinguo. 
Tanti i partecipanti a quella che viene definita una giornata di lotta, ma tante le assenze in alcuni  casi annunciate, in altri no. 
Lo stesso sindaco di Viggiano, Amedeo Cicala, fino alla vigilia non dava per scontata la sua presenza, che ha invece assicurato per rimarcare la sua posizione in sintonia con gli interessi delle popolazioni e con il principio secondo cui il petrolio non può e non deve frenare lo sviluppo. 
"Ho partecipato alla manifestazione di Policoro sia perchè m'interessava dire No allo Sblocca Italia. Sia perchè ritengo incostituzionale le azioni del Governo, giacchè sono nella direzione dell'accentramento e non piuttosto nel senso del decentramento. Si tratta di materie importanti, come la difesa della salute e del territorio ma non solo,  per le quali il confronto con le popolazioni e con le istituzioni locali è determinante. È imprescindibile.  Si tratta di attuare la democrazia.  
Peraltro il sindaco di Viggiano non è un sindaco petroliere, ma è un sindaco vicino alla gente e al territorio. Ai bisogni reali. Ecco perchè ho ritenuto essenziale essere presente a una manifestazione non da poco, che esprime forti tensioni, indiscutibilmente." 

Le trivelle in mare, ma non solo. Tuttavia la manifestazione ha messo in risalto contrasti importanti proprio in seno al movimento che si batte contro la proliferaIone delle trivelle, appunto, non solo in mare. 

"Ciò che mi ha deluso è che nella manifestazione di Policoro c'erano almeno sei o sette gruppi che contestavano tutti e tutto. Gruppi in contrasto tra loro, per giunta. Eppure tutti eravamo d'accordo a dire no a nuove trivellazioni, in mare o in terraferma. Non conta.  
È mai possibile una cosa del genere? Ciò significa che siamo tutti alla mercè di interessi di bottega. E che questa enorme spaccatura, che non ha risparmiato davvero nessuno, appare una mano tesa a chi aspetta che il movimento popolare e istituzionale sia frantumato e inconcludente."

Come si spiega che ai tempi di Scanzano una babele del genere non si verificava? Anzi c'era il massimo della unitá e il più largo impegno, condiviso a tutti i livelli. Per questo vinsero i centomila. 

"Certo, perchè c'era ben più consapevolezza nella gente e nei movimenti. C'era bisogno di fare fronte comune per esorcizzare il pericolo del deposito nazionale di scorie radioattive. E poi lo spirito era diverso. Si lottava contro un solo nemico, non contro tanti nemici, magari a stento individuabili. La gente arrivò preparata, sapeva bene perchè lottava. Ed era estremamente determinata, senza sbandamenti e senza indugi."

Oggi le cose stanno in modo diverso. Ma come finirá questa partita?

"È una battaglia infinita, così l'ho sempre definita e continuo a definirla. Una volta ci dobbiamo difendere dal Governo centrale, una volta dalle istituzioni, e poi dalle  compagnie petrolifere che tentano in tutti i modi di far valere le loro richieste. Poi non c'è accordo tra noi, intendo noi che siamo dall'altra parte. Insomma una babele. Non ci sará un no secco per cui si blocca tutto in un certo lasso di tempo, o magari si raddoppiano le estrazioni di punto in bianco. Prevarrà a volte l'aspetto della sicurezza, a volte l'esigenza di  contribuire alla bolletta energetica nazionale,  a volte l'aspetto occupazionale, come è giá avvenuto. Insomma è una battaglia davvero infinita. Vedremo!"

martedì 14 luglio 2015

RINO CARDONE: DARE SPAZIO AL VOLONTARIATO


Alla presentazione delle linee guida dei Piani per i servizi sociali e sociosanitari hanno partecipato anche i rappresentanti del mondo del Volontariato. In particolare Imma Mele, Presidente dell'Assemblea Regionale del Volontariato, e Rino Cardone componente dell'Osservatorio Regionale.
Ecco quanto ha dichiarato il collega Cardone: “In questa qualità (e solo in questa qualità) sono intervenuto per portare la voce di oltre 700 organizzazioni non lucrative di utilità sociale che operano in Basilicata nei settori del sociale, del civile e del culturale. 
Nel nostro intervento – prosegue la nota – abbiamo fatto rilevare che il Volontariato è pronto a confermare la sua collaborazione con i Piani sociale e con la la Pubblica amministrazione, a patto che ci sia un rapporto sano, che non speculi sull'attività solidaristica svolta dalle Onlus, che non fanno profitto economico ma puro volontariato. Abbiamo portato come buon esempio l'attività avviata con il garante per l'Infanzia e l'Adolescnza, il prof. Giuliano, volta a venire incontro ai fanciulli e alle fanciulle che versano in condizioni di disagio. Avremmo potuto portare come esempio l'attività che l'Associazione Optì Pobà conduce a Rifreddo nell'accoglienza dei migranti, dei rifugiati e dei richiedenti asilo. Oltre all'iniziativa di numerose associazioni presenti in Basilicata  tendente a contrastare il fenomeno del bullismo, del ciberbullismo e del gioco d'azzardo. Lo faremo, in ogni caso, con una lettera che l'Assessore regionale alle politiche sociali ci ha invitato a farle pervenire. 
L'idea di fondo che vogliamo trasferire alla Pubblica Amministrazione è che il Mondo del volontariato deve entrare a pieno titolo nelle politiche per la persona. Esso deve essere citato apertamente nei Piani Intercomunali. Le organizzazioni non lucrative di utilità sociale sono
un mondo a parte rispetto al “terzo settore” anche se nel pensiero comune ne fanno parte. Il Volontariato è tutt'altra cosa e non vuole entrare in competizione con il mondo delle cooperative e  delle imprese sociali che attengono più propriamente  ad ambiti lavorativi. Il mondo del Volontariato è il mondo dei “creativi culturali” nella accezione del Club di Budapest. Tanto l'assessore Franconi quanto il direttore dell'Istituto di Ricerche Sociali hanno mostrato di condividere le istanze del Volontariato pronto a fare la sua parte di comune accordo con i nove ambiti territoriali cui spetterà programmare, coordinare e gestirele buone pratiche della Pubblica amministrazione per dare piena dignità a tutti i cittadini che vivono in Basilicata, senza distinzione di sesso, di razza, di religione, di stato economico e pensiero politico. Questa è la nostra battaglia di affermazione di valori. Non ci sottrarremo a questo compito!”
Fin qui la nota di Rino Cardone.  Si apre dunque un ampio dibattito sui temi del funzionamento della macchina del Sociale anche in campo lavorativo, con riferimento alle cooperative e alle molteplici attività imprenditoriali che si vanno delineando in un settore in netta crescita.  
Ben venga dunque una precisa volontà di proposta, di scelta, di iniziativa che mi sembra contrapporsi al veto imposto dall'imprenditore che pretende il silenzio stampa, a proposito sia del Protocollo stipulato con il Comune di Sasso che delle molteplici attività legate al mondo delle cooperative per il recupero, il reinserimento, l'inclusione sociale come la definisce Ilaria Bavuso specialista in teatroterapia.
Il silenzio non paga, mi darà ragione la professoressa Flavia Franconi che ha mostrato uno straordinario impegno per far respirare a pieni polmoni il progetto delle nuove linee guida per i servizi sociali e sociosanitari.
   

lunedì 13 luglio 2015

UNA NUOVA GOVERNANCE DEI SERVIZI SOCIOSANITARI

   

Nella presentazione delle linee guida  dei servizi sociali e socio sanitari per il triennio 2016 – 2018 il Governatore della Basilicata,  Marcello Pittella, mette in risalto un dato:  il nuovo welfare introduce almeno cinque novità, tali da determinare una  rivoluzione in un settore in cui, in certi casi, si continua a registrare non solo inefficienza, quanto una oggettiva inadeguatezza. Il che finisce per vanificare l'impegno di tanti operatori e di numerose realtà impegnati ad un livello sostanzialmente positivo, avendo cura che si tratta di un servizio a persone non sempre capaci di affrontare la vita e di viverla come ciascuno vorrebbe. Persone spesso prive delle capacità essenziali.
I punti qualificanti del Piano consistono nel metodo, nel ruolo dei soggetti, ma in particolare  nella ridefinizione della governance e dell'articolazione territoriale. Obiettivi ambiziosi, senza dubbio. Collegati tuttavia a una miriade di fattori determinanti, dai quali potrà dipendere l'esito della complessa operazione che certo non si annuncia facile. Tutt'altro. Si tratta anzi di una rivoluzione non da poco e come tutte le rivoluzioni è destinata ad andare incontro a mille incognite.
L'innovazione consiste nel ridefinire prima di tutto gli ambiti, è stato detto nel convegno di Latronico al quale hanno partecipato imprese del settore, operatori, esperti giunti anche da fuori regione, e numerosi professionisti che rappresentano la mente di questa complessa intelaiatura che rappresenta  l'asse portante del welfare lucano.
Il male endemico, in alcuni casi, sta nel fatto che “il piccolo è bello”, come idea maestra,  non è al passo con i tempi e non regge più al confronto con una impostazione di base fondata su criteri di scientificità e di disponibilità di strutture in sintonia con le esigenze del momento. 
E' un aspetto da analizzare e credo che la professoressa Franconi, titolare del Dipartimento Politiche della Persona, converrà su questo, stando alle premesse illustrate nel suo intervento. Intendiamoci: non occorrono mega strutture, né megaimpianti. Ma  occorrono risposte adeguate  a partire dai livelli di specializzazione del personale e dalla qualità stessa dell'offerta. Ci sono in giro psicologi che si fregiano del titolo e non hanno funzioni concrete, pseudo infermieri, pseudo assistenti che trattano le persone ricoverate, a volte con cura, ma assai spesso con profonda inadeguatezza. Non è poco.
I titolari di “Sefora Cardone Onlus”  parlano di una “speculazione del pubblico e del privato sul mondo del volontariato” con il rischio di accorpare il terzo settore (comunque legato all'economia) alle organizzazioni non lucrative di utilità sociale che non fanno profitti.
Gli esempi non mancano, a tutti i livelli. Il caso di Sasso Castalda, ho già detto altre volte, è ampiamente indicativo di una situazione certo non ancora definita nei dettagli e  tale da non fornire al momento garanzie di sorta. Il primo a manifestare incertezza sull'esito del compromesso tra l'imprenditore e  il Comune è proprio il sindaco, Rocco Perrone, il quale si interroga se il protocollo d'intesa, sottoscritto da un mese circa, riuscirà a dare i suoi frutti nei tempi e con le modalità previste. D'altro canto come si può partire definendo già gli organigrammi e le responsabilità di gestione prima ancora di  disporre di un quadro operativo articolato nei minimi dettagli e messo a confronto con la realtà? Interrogativo non da poco che non è difficile estendere anche ad altre strutture della stessa impresa in cui sarebbe il caso di  ripensare il capitolo della governance nell'insieme. 
Spingersi sul terreno minato del reinserimento sociale di pazienti con patologie psichiatriche non è operazione da nulla sulla quale appare non pienamente convinto il dottor Angelo Laieta, lo psicologo che segue il comparto in cui rientra, peraltro, anche la teatroterapia, vale a dire la cura con il teatro di cui gli operatori hanno fornito un saggio con uno spettacolo teatrale messo in scena allo Stabile di Potenza.
Su questi temi sarebbe opportuno che la Franconi riflettesse, valutando una serie di aspetti legati alle nuove linee guida che si riferiscono appunto ai servizi sociali e sociosanitari per la Basilicata dei prossimi anni.  Anche questa una tra le tante sfide che fanno parte del tentativo di mettere la Basilicata al passo con i tempi e con le altre realtà italiane.                

giovedì 9 luglio 2015

PIERO LACORAZZA, SARA' LA STORIA A DARCI RAGIONE

                                                             
Piero Lacorazza (foto R. De Rosa)


Duemila migranti saranno accolti in Basilicata a partire dai prossimi mesi, nell'ottica delle politiche di solidarietà che le regioni del Mezzogiorno stanno attuando in linea con il Governo. 
Un dato di tutto rilievo per una terra che assiste ad un costante spopolamento e ad una progressiva perdita di peso nel contesto nazionale e meridionale.
La regione del petrolio e dell'acqua manifesta la sua piena disponibilità ad attribuire un ruolo ben preciso all'accoglienza che non consiste solo nella disponibilità ad accettare chi scappa dalle guerre e dalla fame, ma rappresenta piuttosto una opportunità: un contributo a settori della vita produttiva nei quali lo spopolamento fa sentire un peso non marginale. Settori destinati al tracollo o, quantomeno, a vivere in gravi difficoltà. 
Di questa opportunità parla Piero Lacorazza, Presidente del Consiglio regionale, con riferimento a veri e propri modelli capaci di orientare il processo di accoglienza. 
Progetti e programmi si vanno intanto affermando. Il convegno di San Fele ha posto le basi per una solidarietà effettiva, capace di corrispondere a un preciso disegno della politica.
“E' la storia del mondo, quella degli esodi, delle migrazioni a prevalere” sostiene Lacorazza. 
“Costruire una Europa politica è l'obiettivo, anzi la sfida. Una Europa che sappia stabilire un rapporto costruttivo con il continente africano. Bisogna accogliere persone che scappano dalle guerre e dalla fame. E ciò accade in un momento in cui la crisi si fa più aspra e dura. Questo elemento non è trascurabile. Anzi rappresenta una vera opportunità, se riflettiamo sugli scenari che si aprono.”



Presidente Lacorazza, si parla di valori da non cancellare. Ma anche di opportunità legate, appunto, a questi flussi migratori. 



“Certo, l'accoglienza è il campo dei valori, ma anche delle opportunità per chi accoglie. I profughi in tanti casi si sono rivelati una risorsa per rivitalizzare settori importanti della nostra economia, ai quali eravamo abituati a pensare quasi con rassegnazione. Invece il contributo della gente che proviene dai vari paesi dell'Africa si è rivelato non di rado essenziale.”
Su questo tema si apre dunque un confronto con il Governo e con il Paese in generale. Un riconoscimento alla Basilicata non potrà non arrivare, soprattutto in termini di qualità dello sviluppo mentre lo scontro sulle trivelle in mare coinvolge anche Puglia e Calabria, nell'ottica della difesa del territorio e delle sue prerogative.
La terra delle grandi risorse mette in risalto la disponibilità del suo popolo a valorizzare il capitolo dell'accoglienza, e merita per questo indubbiamente rispetto. La Basilicata non è una terra qualunque, con un popolo di egoisti o di indifferenti: Tutt'altro. Una terra che non potrà essere ignorata o calpestata. Questo è certo.

sabato 4 luglio 2015

IL POLMONE VERDE DEL SUD A EXPO 2015

                              


I Parchi del Sud a Expo di Milano. L'offerta natura, tra le migliori in Italia, si trasferisce nella metropoli lombarda ogni giorno alle prese con problemi di inquinamento, di qualità della vita,  con o senza gli immigrati che pure rappresentano una questione tra le tante da risolvere in modo adeguato.
Il primo ad affrontare la sfida è l'Appennino con le sue cime, tra le piú innevate del Sud durante l'inverno, con le faggete, con la sua storia e le sue tradizioni alle quali non si può certo chiudere la porta in faccia.
Un mix equilibrato di natura e cultura, dunque. Con l'archeologia che riporta finalmente in prima linea i tempi dei romani fondatori dell'antica Grumentum, mentre la ricostruzione del passato e l'interpretazione del presente appaiono orientate verso scelte di modernizzazione che dovrebbero servire a ridurre quantomeno la forbice rispetto al Nord e a trasformare alcuni dati negativi in una offerta positiva della Basilicata "bella scoperta".
Sarà la Basilicata davvero una bella scoperta, a livello nazionale e internazionale? Ecco l'interrogativo pressante. Ma soprattutto inevitabile. Un interrogativo che rappresenta per un verso una sfida e per l'altro disegna la volontà di entrare nei grandi circuiti, senza limiti di tempo e di spazio.
Fra l'altro Gianpiero Perri, teorico ed esperto di turismo e sviluppo delle aree interne, direttore dell'azienda per la promozione del territorio, non esita a puntare tutte le carte sui termini di una politica innovativa che collochi parchi e riserve naturali in una posizione di assoluto rilievo, avendo alla base idee chiare ed effettiva capacità di orientare le scelte in modo positivo. Nella sua introduzione alla conferenza stampa di presentazione dell'evento, Perri ha infatti rimarcato l'esigenza di imprimere una svolta al tradizionale e improduttivo concetto di un turismo del tutto attendista. Un turismo che aspetta un futuro ancora da costruire.
Al riguardo l'esperienza di un piccolo borgo di montagna, qual è Sasso, può imporsi e dare risultati concreti. Le cooperative e l'imprenditore che hanno aderito al patto, sottoscritto recentemente per la realizzazione di un centro di assistenza e soggiorno, debbono essere  all'altezza della posta in gioco e non aspettare tempi biblici per spendere qualche quattrino e avviare l'attivitá prevista.
Ci si chiede, poi, cos'è in effetti l'esposizione internazionale, a quali esigenze obbedisce e quali obiettivi persegue.
Expo è una rassegna scientificamente concepita con alla base un'idea forte da contrapporre ai grandi temi della fame, del cibo e dell'acqua: in questo senso per i Parchi del Sud (Appennino, Pollino, Cilento e Gargano ma non solo) esiste una sostanziale coincidenza con le questioni di fondo che l'esposizione pone. Si tratta di far valere certe prerogative e di imporle all'attenzione di ambienti di tutto rilievo, economico, politico, ma anche sociale. In questa operazione il sindacato può essere utile, a patto che la consideri in linea con le sue funzioni ed i suoi interessi.
A giudicare dai preparativi della vigilia, i Parchi del Mezzogiorno hanno individuato nella Mondadori l'elemento di amplificazione di certe istanze che dovrebbe riuscire  a far valere il peso specifico delle varie proposte. Tutto questo con una buona dose di ottimismo, sperando che non sia pura illusione la possibilità di utilizzare Milano ed Expo 2015 come veicolo per mettere in circolazione messaggi assai precisi. Ben mirati, soprattutto. E sorretti da un'idea di produttivitá reale delle aree interne.
Venite al Sud, visitate la Basilicata di Rocco Papaleo da una costa all'altra, ad esempio, sono frasi che scavano in profonditá. Sperando che anche il fascino di Matera 2019 dia i suoi frutti e che ci sia una volontà politica orientata concretamente in questa direzione. Altrimenti ogni sforzo sará inutile.

mercoledì 1 luglio 2015

SASSO E UN IMPRENDITORE "ILLUMINATO"

                            
                 Sasso Castalda dall'elicottero (foto R.De Rosa)

Anche Sasso, il mitico borgo lucano nel cuore dell'Appennino,  si accinge a partecipare a Expo 2015 con le iniziative in programma per il 7 luglio, quando il Parco Nazionale cercherà occasioni per affermare una sua presenza qualificata nella esposizione universale. Traguardo certo non facile. 
Sasso Castalda tuttavia parte con il piede giusto. Si propone di far conoscere al mondo quell'insieme di storia, di cultura e di scienza che fanno grande una tra le più piccole realtá del Sud. E' la terra d'origine di Rocco Petrone, l'ingegnere della Nasa, "il lucano che ci portò sulla luna" come viene definito in ambienti scientifici. Ma non solo. Anche di Mariele Ventre, sinonimo dello Zecchino d'Oro e di don Giuseppe De Luca, il sacerdote che ebbe grandi frequentazioni in Vaticano e una ottima considerazione a livelli decisamente alti.
Per Sasso una rampa di lancio importante. 
Il sindaco, Rocco Perrone, illustra nelle grandi linee il suo progetto che da solo vale quanto il Parco se non di più. Anzi per il Parco rappresenta una occasione unica da non perdere, se la giovane area protetta riesce a rendersi conto che la scienza e la cultura, oltre alle prerogative naturali di cui dispone costituiscono un forte elemento di richiamo per un bacino di utenza non solo italiano, ma internazionale. 
Perrone fa leva, infatti, su idee importanti e c'è da dargli pienamente ragione. Tra questi il "ponte alla luna" (un ponte tibetano che fará vivere l'emozione di camminare sospesi nel vuoto), mentre si dovrá adeguatamente divulgare l'esito di una ricerca geologica su un geosito di notevole interesse che dimostra, a parere degli studiosi e di scienziati di fama, come questa localitá sia emersa dal mare, qualche miliardo di anni addietro. Ieri l'altro, insomma.
Sasso, nel cuore dell'Appennino lucano Val d'Agri Lagonegrese, si propone poi come un potenziale centro di assistenza agli anziani, per un reinserimento sociale di pazienti con patologie psichiatriche e di giovani migranti. Tutto comunque da definire ancora. Non é roba da nulla, in ogni caso. Ma qui entra in campo una collaborazione con l'imprenditore che ha vinto la gara e dovrebbe ormai decidersi a investire in questa che può rivelarsi una sfida importante. Dovrebbe, obbligatorio il condizionale giacché finora, osserva il sindaco Perrone, non ci sono segnali che depongano per uno slancio vero e proprio dimostrando una precisa volontá in tal senso. Tutto  ha marciato come il trenino delle ferrovie appulo lucane. Un treno dal passo della lumaca.
Certo, la posta in gioco non è di poco conto. Con o senza Expo rimane in piedi un dato di fatto: Sasso è l'asse portante del Parco nazionale e di questo bisognerà davvero tener conto in tutti i sensi.