mercoledì 28 gennaio 2015

APPENNINO LUCANO: "IL PARCO PARTE"



Nuovo sviluppo, reali possibilità di crescita, occupazione  in vari settori delle attività produttive: un parco nazionale rappresenta una mano tesa verso il territorio ed i suoi abitanti. Non può ridursi a una zona recintata e impenetrabile.
Questo vale ovviamente anche per il parco dell'Appennino lucano che, superate le notevoli schermaglie all'interno dei sindaci dei vari centri compresi nel perimetro dell'area protetta e dei rappresentanti delle istituzioni, è giunto finalmente a conquistare un primo traguardo. Vale a dire l'intesa sui nomi che compongono il Consiglio direttivo e che affiancheranno il Presidente, Domenico Totaro e il Direttore Vincenzo Fogliano, nell'opera di gestione della macchina del Parco.
È proprio su questo che occorre concentrare gli sguardi e fare attenzione agli obiettivi. Non si tratta di un lavoro semplice, nemmeno paragonabile alla gestione di un comune o altro del genere. Il Parco nazionale dell'Appennino lucano ha davanti a sè delle sfide non da poco. Ha davanti a sè dei colossi dotati di uno straordinario potere di intervento e di una incredibile capacità di ottenere dalla politica i vari lasciapassare per estrarre milioni di barili di petrolio dalle viscere della Basilicata. Davanti a una situazione come questa, l'Ente Parco ha strumenti idonei e altrettanto potere per un controllo capillare di quelle aree di rilevante interesse naturalistico e di grande valenza storica e culturale? 
Intanto nel perimetro del Parco esistono almeno sei o sette pozzi, autorizzati prima della istituzione dell'area protetta. E non è cosa da nulla. Come non va sottovalutata la vicenda delle sorgenti La Rossa di Montemurro dove insieme all'acqua affiorano evidenti tracce di greggio, dall'odore inconfondibile. Senza considerare agnelli e capretti malformati venuti alla luce negli allevamenti della zona. L'Arpab é al lavoro. Michele Ottati, responsabile delle politiche agricole, ha ricevuto e ascoltato l'allevatore che ha denunciato questi fenomeni. Ma ora cosa accadrà? Altro interrogativo non certo irrilevante. Frattanto Aldo Schiassi, direttore generale dell'Arpab, l'agenzia per il controllo dell'ambiente, ha fatto pervenire alla stampa una dettagliata e meticolosa ricostruzione delle attività messe in atto. Ottima idea. Ma i risultati? 
Ecco dunque il ruolo del Parco che Totaro e Fogliano considerano a giusta ragione un elemento imprescindibile. Soprattutto ai fini delle scelte che la politica dovrà compiere. Ma c'è di più. L'anno appena concluso ha visto affermarsi su vasta scala vari progetti legati a Naturarte, una intelligente fusione tra arte e natura, oltre alle scelte per la valorizzazione dei prodotti tipici, quel mangiare lucano di una volta ben lungi da inquinamenti, distruzione, cattivi odori che appestano l'aria.
Sicchè, completato l'impianto del Parco nazionale dell'Appennino lucano Val d'Agri Lagonegrese per quanto manchi ancora il Piano, è proprio il caso di rafforzare la vigilanza e condividere con i centri dell'area le azioni positive giá messe in campo o soltanto progettate. Con molta lungimiranza, facendo di questa realtà non una faccenda semplicemente locale, ma una sorta di sfida di respiro assolutamente nazionale, pronta a interloquire sui temi dell'ambiente con Ministero, Governo, Regione Basilicata. Solo così non ci sarà il rischio di sbagliare o di finire nella trappola di giochi ben più grandi della stessa Basilicata.

martedì 27 gennaio 2015

SETTANT'ANNI DA AUSCHWITZ



Il giorno della memoria 2015 fa parte ormai  delle celebrazioni che appartengono al passato. Ma il ricordo di tanta brutalità è vivo non solo nei protagonisti. In quelli che si consideravano già anche loro dei martiri, come tanti altri.
C'è chi ritorna, puntualmente ogni 27 gennaio ad Auschwitz, per rivivere il brivido della morte annunciata e la gioia immensa che la vita dá a ciascuno degli uomini. Specialmente a quelli che temevano di averla perduta per sempre davanti ai forni crematori e  alle camere a gas.
Quei protagonisti sono donne e uomini speciali, ai quali va il pensiero riverente dell'umanità che detesta la violenza e mette al bando guerre e sopraffazione. Distruzione e morte.
Auschwitz un nome destinato a vivere non solo nella storia. Ma nell'orrore. Un marchio indelebile che non si cancellerà mai dalle coscienze del nostro tempo e dei tempi futuri.  
È il segno della barbarie del ventesimo secolo, il secolo delle guerre, ma anche il secolo della pietà cristiana per i martiri dei campi di sterminio. Lo ha ricordato  Papa Francesco, con parole toccanti che arrivano al cuore.
Donne, bambini, persone inermi violentate dai boia nazisti: sei milioni di ebrei e tanti zingari, ma tanti. Uomini da spazzare via inesorabilmente perché senza casa, senza lavoro, ma con tanta dignità di persone che hanno sofferto per una vita di stenti. Gente che il nazismo ha condannato a una morte raccapricciante. Una morte impensabile. 
Eppure oggi il nazismo non è stato ancora del tutto cancellato come l'umanità avrebbe voluto. È paragonabile a un virus che assale gli uomini proprio quando ritengono di averlo completamente sconfitto. 

lunedì 26 gennaio 2015

"FESTE LUCANE", LA BASILICATA CHE NON CI SARÀ



Se l'antropologia è il discorso sull'uomo, ciò apre le porte a una miriade di valutazioni che riguardano la sfera del privato ma anche quella del pubblico. 
Legittimo dunque che si parli di tutto. A cominciare dalle feste, le tante feste esistenti in ogni regione italiana, ma non per dar vita a una sorta di ubriacatura generalizzata, una fiera dello svago e del divertimento, quanto in ossequio a una tradizione  che riflette   la cultura per un verso e l'humus della gente soprattutto. Lo spirito di ciascuno  diventa uno spirito collettivo e si traduce in molti casi nell'interpretazione popolare, ma genuina, dei festeggiamenti in onore dei santi. Feste religiose e feste laiche. Perché no. 
Lo spunto per un'analisi del genere lo fornisce il libro di Angelo Lucano Larotonda, antropologo e osservatore raffinato del costume dei lucani. Il popolo destinato a scomparire sotto la scure dei tagli alla spesa perché, grazie alla fondazione Agnelli (la Fiat è ovunque, come si vede...), ci si è accorti che le regioni sono troppe e la scure si deve appunto abbattere inesorabilmente su quelle che hanno minore forza politica per far valere la loro identità. Molto semplice.
Il titolo del libro, guardacaso, riprende con disinvoltura proprio questo tema. "Feste lucane, Genealogia dell'identità." E non è impresa da poco.
Ne ha contate 1308, nientemeno, l'autore del volume. Per fortuna non ha perso il conto. E in queste 1308 feste lucane Larotonda vede chiaramente il senso di un "ritorno" al futuro, se ci sarà beninteso, e anche al passato giacché i vari festeggiamenti incarnano non solo la religiosità popolare quanto la bellezza dello slancio con cui un popolo intero vuol dire ai santi: grazie per quello che fate. 
Questo non è fanatismo. Tutt'altro. Se si pensa che la Stampa di Torino ha dedicato qualche anno fa più di mezza pagina ai festeggiamenti in onore di San Rocco nel Sud della Francia, a metà agosto, ci si rende conto che le feste hanno una forza espressiva molto forte. Forse finora sottovalutata. Se non ignorata. Se non trattata con molta superficialità da alcuni dotti che si ritengono superiori a tutto e a tutti.
Va bene allora che le feste siano oggetto di un grande libro, diverso dal mega biblìon dei greci (un grande libro, un grande guaio), ma un lavoro che si fa strada  e conquista autonomamente uno spazio, non solo nelle librerie, ma nella cultura di ciascuno e nello spirito con cui si guarda alla vita. Nella sensibilità personale che chiede a ogni essere di prendere posizione davanti agli eventi, belli, brutti o gioiosi, non importa.
"Feste lucane" è un libro da leggere con attenzione per capire chi sono davvero i lucani e dove vogliono andare, con o senza le indicazioni di Agnelli. Questi eredi di Orazio letteralmente in ginocchio: che pena. Per fortuna le feste servono a disegnare lo spirito di un popolo, semplice, umile, ma capace di grandi cambiamenti. Da Carlo Levi ad oggi è accaduto di tutto in questa Basilicata che potrebbe avere, ma non ha, un ruolo diverso in un contesto nazionale. Forse soprattutto internazionale, non esagero. La Basilicata delle radiostelle, degli osservatori sparsi qua e lá per scrutare il cielo, proprio come faceva Galileo ma con mezzi ben più modesti. La Basilicata che osserva il mondo. La Basilicata della scienza e della tecnologia. Altro che! 

sabato 24 gennaio 2015

A VIGGIANO IL PRIMO CONVEGNO DEI GRUPPI PI DI PREGHIERA DELLA BASILICATA PER PARLARE DI PADRE PIO




Alla riscoperta del pensiero di Padre Pio, del suo essere cristiano fino in fondo. Ma soprattutto della sua presenza nella società tra le due guerre, a cento anni dall'ingresso dell'Italia nel primo conflitto mondiale.
Questo l'orizzonte del Convegno regionale dei Gruppi di Preghiera della Basilicata, in programma a Viggiano il 18 aprile. Prevista una larga partecipazione di fedeli e figli spirituali di San Pio, ma anche di studiosi e di medici. Tutti interessati ad aprire nuovi sbocchi alla grande intuizione dell'umile Frate che con Casa Sollievo  volle mettere insieme fede e scienza, per tendere la mano ai più umili realizzando il progetto di un ospedale di altissimo livello che potesse rappresentare una risposta al dolore umano e alla sofferenza. Obiettivo che tuttora il nosocomio di San Giovanni Rotondo persegue.
Il convegno  sarà introdotto da un intervento di Mons. Michele Castoro, arcivescovo di Manfredonia e Presidente dei Gruppi di preghiera di San Pio, in Italia e all'estero, e proseguirà   con le relazioni di  rappresentanti del mondo ecclesiastico e di realtà ospedaliere che vedono nel messaggio del Figlio di  Pietrelcina un elemento capace di dare risposte anche agli uomini di questo terzo millennio, caratterizzato da drammi  di portata planetaria. 
Il motivo conduttore del convegno dei Gruppi lucani - informa l'Ufficio stampa di Casa Sollievo - saranno anche gli scritti di Padre Pio, le numerosissime lettere inviate ai figli spirituali,  a tante persone che frequentavano San Giovanni Rotondo in un clima di stretta collaborazione con il Frate. 
Sullo sfondo il discorso di Padre Pio, per l'inaugurazione della Casa, il cinque maggio del 1956, una data che rimane fermamente  nella storia e rappresenta anzi una pietra miliare nel percorso della carità cristiana e della fede.     

venerdì 23 gennaio 2015

IL GARANTE PER L'INFANZIA ALLE FAMIGLIE E AI RAGAZZI LUCANI: NON SIETE PIÙ SOLI



La Basilicata non è terra di vecchi. Al contrario. Oggi in questa regione vivono almeno 110 mila tra bambini e ragazzi in attesa di conoscere il loro domani. E di avere certezze sull'oggi che non è certamente meno problematico del futuro.
Ai tanti ragazzi, alle migliaia di minori che vivono nelle città e nei paesi della Basilicata, il Garante per l'infanzia e l'adolescenza, Vincenzo Giuliano, ha dedicato la sua prima conferenza stampa a Potenza, a meno di quattro mesi dal suo insediamento per decisione del Consiglio regionale. 
Gremita la sala dove si è svolto l'incontro con la stampa e le numerose associazioni nelle quali si riconoscono bambini, ragazzi e famiglie, tutti interessati a non essere solo dei numeri o dei nomi con relativo indirizzo e numero civico, ma a rappresentare davvero altrettante entità reali, capaci di porre dei quesiti alla società civile, al mondo delle istituzioni e di ottenere risposte concrete. 
Su questo e sui numerosi argomenti all'ordine del giorno il prof. Giuliano ha fornito il massimo delle rassicurazioni relativamente all'impegno personale volto a dare voce a chi non l'ha mai avuta. Ecco il punto: l'obiettivo del Garante, ha sottolineato Giuliano, non è quello di ben figurare in prima persona ma di ottenere risultati in un settore fino a ieri marginale, se non dimenticato. Lo dimostra autorevolmente il dibattito in campo nazionale, che dalla Basilicata raggiunge Roma e altre realtà importanti, destinato a dare dignità al mondo dei piccoli, tra i quali cresce il disagio sia per l'impossibilità di dare spesso risposte al problema del lavoro dei genitori, sia per la difficoltà  che le tante situazioni presentano. 
Bambini con disabilità, giovanissimi che stentano a inserirsi nei meccanismi della società  con tutte le conseguenze, anche sul piano culturale, che ciò comporta.  
Ai lavori hanno partecipato  il Consigliere Aurelio Pace e numerosi esponenti di organismi che rappresentano in effetti l'ossatura del vasto apparato in corso di costruzione, come ha sostenuto il Garante. 
La fase che si apre è dunque quella di un diretto collegamento con le famiglie e il mondo dell'associazionismo, destinato a rappresentare, insieme alle istituzioni, l'interlocutore primario per affrontare i nodi principali legati alla condizione di tanti bambini e ragazzi in Basilicata. 
Pienamente d'accordo sugli obiettivi del Garante le numerose associazioni intervenute alla Conferenza.

domenica 18 gennaio 2015

IL KILIMANGIARO È LONTANO DALLA BASILICATA




Un formidabile equivoco rischia di vanificare tutto il dibattito incentrato sul petrolio in Basilicata, sui danni all'ambiente e sulla situazione in cui si trovano oggi gli abitanti delle zone di estrazione, Val d'Agri in prima linea.
Può esistere il petrolio in una regione promossa capitale europea della cultura con Matera 2019? Un punto di partenza fuorviante e sbagliato se solo si va a considerare che il binomio cultura petrolio, turismo petrolio in realtà non esiste. È piuttosto un esercizio teorico inutile.
E' stato questo il motivo conduttore del programma "Alle falde del Kilimangiaro" di Rai Tre con una inchiesta condotta da Stefania Battistini che ha affrontato solo alcuni dei nodi più evidenti della questione petrolio, nel maggior giacimento di greggio in terra ferma in Europa, qual è appunto la Basilicata. Nodi più evidenti, ma forse difficilmente trascurabili come l'inquinamento delle sorgenti a Montemurro, in una zona poco distante dal parco nazionale dell'Appennino lucano Val d'Agri Lagonegrese.
Anzitutto una riflessione. Perché è stata esclusa la Regione Basilicata? Perché sono state escluse le strutture sanitarie che avrebbero potuto fornire dati ed elementi  sul tema salute? Dicono le fonti ufficiali: questa regione del Sud si avvicina a grandi passi alla media dei tumori delle aree a maggiore sviluppo industriale in Italia. Eppure la Basilicata è la terra delle industrie chiuse e del lavoro che manca, con l'unica eccezione della Fiat di Melfi, ancora ovviamente tutta da verificare. 
A questo punto il rapporto turismo petrolio mi sembra più un diversivo che altro. E sarebbe davvero disdicevole che Matera si prestasse a discussioni del genere, destinate peraltro a non avere futuro.
Con una sforbiciata nemmeno tanto ben progettata, è saltata la parte del programma dedicata al gasdotto che attraversa una delle zone archeologiche di maggiore pregio, quella dell'antica Grumentum, dove in seguito al passaggio  della condotta del gas della SNAM affiorano tombe di epoca romana. Incredibile. 
Non solo. Pasquale, l'allevatore di Montemurro, denuncia da anni la nascita di capretti e agnelli senza testa e con gravi malformazioni a causa dell'inquinamento delle sorgenti della zona. E se domani nascessero bambini malformati? Chi è in grado di dare garanzie in tal senso? 
Sicchè mi sembra quantomeno auspicabile che "Alle falde del Kilimangiaro" ritorni in Basilicata per affrontare le questioni prioritarie e i temi centrali legati al petrolio. Quelli noti e quelli meno noti con vera cognizione di causa. Proprio come nelle inchieste.  Ma, per cortesia, non in tutta fretta. 

martedì 13 gennaio 2015

CARABINIERI E MAGISTRATURA ALLA SORGENTE LA ROSSA DI MONTEMURRO





             La sorgente la Rossa a Montemurro (Potenza)  foto R.De Rosa

   Sono trascorsi quattro anni dai primi allarmi lanciati dagli allevatori e dai contadini di Montemurro, un centro della Val d'Agri in provincia di Potenza, per il grave inquinamento delle sorgenti in zona di estrazione del petrolio, e solo ora comincia a muoversi la macchina degli accertamenti e dei controlli, per quanto l'Arpab abbia detto di avere eseguito in passato dei prelievi di acque con risultati negativi.
   In questi giorni i carabinieri del Noe, coordinati dal magistrato Francesco Basentini, stanno compiendo dei sopralluoghi nella zona in modo da definire l'entità del grave fenomeno che ha reso inutilizzabile la sorgente La Rossa a qualche chilometro dal centro abitato. Acque maleodoranti,  di colore grigio ferro, palesemente contaminate da sostanze contenenti idrocarburi che emettono il tipico odore nauseabondo del greggio appena estratto e non ancora raffinato. Per giunta se si entra in contatto con queste acque si avvertono varie reazioni a livello di cute. Inoltre in questi anni una serie di foto e di riprese documentano il ripercuotersi del danno ambientale sulla salute del bestiame e sulle nascite di agnelli e capretti con serie malformazioni, addirittura privi di testa o con il corpo mutilato. Cosa mai accaduta in zona dove le acque della sorgente sono state, fino a qualche anno fa, perfettamente potabili in un ambiente integro. 
   Dopo la recente campagna di stampa sulla gravità dell'inquinamento delle sorgenti, in territorio di Montemurro, un allevatore è stato ricevuto dal responsabile delle politiche agricole della Basilicata, Michele Ottati, che ha assicurato il suo personale interessamento per combattere il verificarsi di episodi del genere. Sviluppi sono attesi in questi giorni, anche in seguito alle indagini del Noe.
   Gridare allo scandalo è fin troppo semplice. Il problema di fondo riguarda non tanto e non solo il proliferare delle trivelle in territorio lucano, già perforato oltre ogni ragionevole limite, quanto l'impossibilità di tenere realmente sotto controllo il territorio e la salute del bestiame e degli abitanti. 
   La Basilicata non può trasformarsi in una fabbrica di veleni in cambio del denaro delle royalties. Denaro che certo non ha modificato, neppure minimamente, le condizioni di vita non dico dei lucani ma degli abitanti della Val d'Agri, l'area direttamente interessata alla ricerca e all'estrazione del petrolio ormai dai primi anni novanta.
   L'osservatorio ambientale, nel cuore del Parco nazionale dell'Appennino lucano, l'Asp e altre strutture della sanità  hanno compiti e finalità ben definiti da porre in essere  con la necessaria tempestività. Ormai non c'è più tempo da perdere. L'Eni sostiene che l'inquinamento non comporta alcun rischio, nonostante il danno sia sotto gli occhi di tutti. Incredibile.
   Mai forse come in un caso del genere il ruolo della magistratura appare prioritario se non insostituibile per far rispettare le leggi sulla  salvaguardia ambientale e imporre alle compagnie il massimo della vigilanza per evitare danni irreparabili. Ammesso che ci sia ancora qualcosa da salvare.

domenica 11 gennaio 2015

LA BAMBINA KAMIKAZE



Due milioni di persone hanno partecipato alla marcia di Parigi. Ma non solo: migliaia e migliaia di uomini, di donne, di ragazzi mobilitati ovunque per far fronte comune contro il terrore che minaccia il mondo.
Una manifestazione così compatta e sentita forse non l'avrebbe prevista nessuno. Capi di stato e di governo in prima fila. Mancava Il presidente USA, hanno fatto rilevare in molti, cronisti e commentatori di eventi internazionali. Eppure gli Stati Uniti hanno pagato il prezzo più alto alla strategia del terrore. Certo, ciò che conta è la risposta forte di tutta l'umanità. Non vi è dubbio.
Riappare inesorabile tuttavia davanti agli occhi l'immagine  della bambina kamikaze fatta saltare in aria con una potente carica di esplosivo. Ciò significa che nulla, davvero nulla è davvero in grado di mettere l'umanità al riparo completo dalla violenza cieca e dal terrorismo, giustificati in vari modi.
Una ragazzina kamikaze. Non esistono definizioni per descrivere lo stato d'animo di angoscia e di paura che una scelta del genere inevitabilmente suscita. E non esistono rimedi, immagini, possibilità di attenuare l'effetto disastroso di questa notizia sulla mente di ciascuno. Sul cuore, sull'anima. Sui sentimenti.
Quali strade imboccare? Difficile dirlo, anzi impossibile. Qualunque proposta risulterebbe banale e vana. Finanche deleteria, paradossalmente, dato il clima in cui l'umanità è precipitata. 
Arrendersi? Accettare tutto? Diventare miliziani dell'
Isis. Impossibile. Allora che fare? Interrogativo drammatico in un momento come questo in cui popoli e nazioni rischiano di vedere vanificato ogni sforzo, anche perché la vigilanza estrema, con mille presidi, non può diventare una regola di vita. 
Un mondo blindato appare impossibile. Sembra, anzi è, una assurdità totale. Una follia dover immaginare che occorre, da parte di ciascuno, dover rinunciare alla libertà e al bene supremo della democrazia e del confronto civile per colpa di integralisti estremi.
Tutto questo è, in fin dei conti, l'effetto delle guerre, della contrapposizione di popoli e nazioni, al posto della pacifica convivenza che Francesco predica da tempo. Ci sarà chi è davvero disposto a mettere in pratica le sue parole? Interrogativo purtroppo senza risposta. 


giovedì 1 gennaio 2015

NON SONO IN POCHI A CREDERE IN UN ANNO MIGLIORE

intervista al Sindaco di Potenza, Dario De Luca


   Chissà perché la tragedia del traghetto, proprio negli ultimi giorni dell'anno, ha finito per colpire così tanto la sensibilità di ciascuno al punto da far sentire tutti direttamente partecipi di quella immane sciagura, facendo quasi dimenticare, ma così non è, i problemi del giorno per giorno. 
   Per i lucani le questioni aperte  in questo inizio d'anno sono davvero tante: petrolio, lavoro, stabilità, sicurezza, senza escludere l'ipotesi di uno smembramento di questa terra, antica e dalle origini importanti. Ma dimenticate. O, meglio, ininfluenti sotto ogni aspetto. 
   La situazione di Potenza non fa dormire sonni tranquilli. La città, al tempo dei romani, era l'emblema della loro potenza. Non a caso sulle porte era incisa la scritta: "romanorum potentia". Altro che potenza, oggi. La città tenta di risalire la china in seguito alla dichiarazione del dissesto. Non sarà facile ma a crederci sono in molti. Anzitutto Dario De Luca, il sindaco che non si perde d'animo con la sua voglia di fare. 

Sindaco cosa accadrà, stando non a una semplice previsione, ma a un'analisi realistica.

   Abbiamo una serie di adempimenti da compiere per portare il bilancio in una condizione di stabilità finanziaria: anzitutto dobbiamo rendere la macchina del comune più efficiente e capace di utilizzare al meglio le risorse interne, razionalizzandole al massimo. Dobbiamo assolvere a determinate funzioni, oggi delegate a soggetti esterni, facendo leva sulle risorse di cui disponiamo.

Dal punto di vista politico come stanno le cose?

   Io ho lanciato un appello a tutte le forze presenti in Consiglio perché si possa agire nell'interesse esclusivo della città. Risale ormai al cinque settembre questa mia iniziativa con la quale dissi: mettiamoci insieme tutti per salvare la città dal baratro. Appello che è stato oggetto di una discussione molto difficile tra le forze consiliari,  per le indubbie differenze che contraddistinguono le varie componenti politiche. Non è facile mettere insieme posizioni ideologiche antitetiche.

Occorre tuttavia salvare la città.

   Infatti credo di essere riuscito in vari momenti a spiegare che non si tratta di unirsi dal punto di vista ideologico, ma si tratta al momento di ritrovarsi semplicemente per garantire alla città di Potenza l'uscita da questo tunnel in cui  si trova. E' infatti un vero e proprio tunnel sociale, urbanistico, di ogni genere insomma. Bisogna intraprendere una nuova strada per uscire dal pantano in cui c'è il pericolo di affondare. E affondare comporterebbe un danno gravissimo.

Dovendo affrontare la questione del ruolo della politica qual è la posizione  del PD? E quali i possibili scenari. 

   Credo che in questo particolare momento la posizione del Partito Democratico e delle singole componenti non sia certo semplice. Tutt'altro.
Il PD è il partito di maggiore rappresentatività nell'Assemblea consiliare ma è anche il partito in cui coesistono anime molto diverse tra loro. Alcune sarebbero disponibili a questo tipo di collaborazione nell'ottica assolutamente responsabile di  aiutare la città a venir fuori da una situazione così pesante, altre meno poiché si ritengono più coinvolte nelle politiche del passato e probabilmente si sentono finanche sotto accusa, è un'ipotesi, per quanto sta accadendo oggi. Io ho tenuto a dire che il mio compito non è quello di accusare nessuno, ma è solo quello di favorire il superamento di certe  condizioni negative in cui Potenza si trova. 
   Per quanto mi riguarda non ho una specifica appartenenza politica. Sono un uomo libero, un libero pensatore. Vedo cose positive sia al centro che a destra che a sinistra. Del resto lo dimostra la qualità  dei nostri consiglieri, tutte persone perbene. Abili ed efficienti.

Cosa accadrà  dopo il 15 gennaio? Questo il dato forse più concreto ma anche più difficile da interpretare.

   Siamo giunti al momento in cui certe decisioni sono indifferibili e direi inevitabili. Occorre scegliere, insomma. 
Certo, c'è bisogno di scelte finanche impopolari, non certamente gradite alla popolazione ma che servono per portare la città in salvo.

Se qualcuno ipoteticamente dovesse opporsi a questo appello, non sarebbe un male per la città, per la sua immagine, per il suo domani? 

Se i partiti dovessero decidere di respingere la mia proposta di collaborazione, ma non credo accada, mi vedrei costretto a lasciare il posto a un commissario prefettizio che dovrebbe fare quello che io non posso fare.
Questo sarebbe un segnale negativo per Potenza. Tutti sappiamo quali sono le cose da fare: sono quelle e non altre. 
Se invece l'accordo ci sarà potremo  guardare a un futuro diverso e magari, successivamente, dare la parola agli elettori.

Può andar bene un solenne in bocca al lupo?

Mai come in questo caso calza a meraviglia.