venerdì 29 novembre 2013

ALBERI uomini


La natura è  più umana degli uomini. Essa è capace di sottrarsi a quell'incessante opera di distruzione alla quale dalle origini della storia  è stata sottoposta per colpa di chi non si cura di nulla, nemmeno del futuro dei propri figli.

Gli alberi di bosco Ralle, a Satriano di Lucania, sono una testimonianza  di questa sfida perenne. Vivono del loro vigore e della loro imperturbabile saggezza.


                                   ALBERI uomini


racconto di Rocco De Rosa


Camminava con passo incerto soffermandosi a tratti tra cespugli e anfratti nel folto del bosco, calpestando i rami caduti dopo le nevicate; a volte inciampava, quella mattina d'inverno incerta,  con il cielo d'un grigio pesante che prometteva ancora maltempo e tanta neve.

Michele sembrava non meravigliarsi per il tempo uggioso, molto simile al suo carattere.  E intanto volgeva lo sguardo alle cime dei monti circostanti dove immaginava ci fosse se non altro almeno una persona, qualcuno che magari si nascondeva non per gusto ma per una scelta precisa. Una scelta di vita. L'idea di vivere tra le cime ed il cielo, a contatto con gli alberi, creava dentro di lui forti emozioni che sollecitavano a loro volta pensieri profondi e facevano vibrare la sua anima. La vitalità degli alberi era percepita dal suo intimo come qualcosa di indescrivibile: una sorta di sensibilità estrema che aveva un che di umano. Una forza interiore.
Ma nonostante vari sforzi non  riusciva a vedere su quei monti non dico una moltitudine di uomini e di donne. Ma nemmeno una piccola comunità di contadini e montanari. Di gente che  con la propria presenza volesse animare la scena. No, niente di tutto questo. Quasi un deserto, senza sabbia ma con la neve per terra.
Michele cercava in effetti un eremita, un solitario. Una persona capace di rimanere in contatto con la sua solitudine tra gli anfratti e i nascondigli disseminati sulle pendici della torre di Satriano, antica torre normanna, che ha reso la montagna sulla quale sorge  misteriosa e struggente.  Con un fascino tutto suo e una bellezza tale da riuscire a raccontare il passato.  
Michele cercava in effetti una  persona determinata a vivere a diretto contatto con la natura, lontano da tutti, per  fare da esempio per tanti altri uomini, illusi e disorientati. Scontenti, infastidi dalle regole della cosiddetta societá civile e del progresso. Spesso soltanto illusorio. Il pensiero di poterla  trovare con quasi assoluta certezza gli dava  una gioia vera e insieme  un senso di piacere e di sicurezza.  Una certezza costruita  nella sua mente, ma ad ogni modo capace di farlo sentire forte e coraggioso.
La torre è il culmine, esattamente come la solitudine che non può essere confusa con altre condizioni di vita giacché rappresenta davvero il massimo. La solitudine dimostra la supremazia dell'io, quell'io che Michele sperimentava in sé stesso, ogni giorno, sentendosi soddisfatto proprio perchè libero. Assolutamente libero. 
Vagando per i boschi, l'uomo si lasciava  conquistare dall'eremita per nulla preoccupato di non vivere con gli altri. In mezzo alla gente.  Pensava a lui addirittura come si può pensare a una persona  originale, stravagante. Ma anche coraggiosa, piena di orgoglio e di una vitalità prorompente. 
Intanto si guardava intorno e non vedeva altro che foglie, rami, alberi, e scorgeva tuttavia in quel mondo un esempio di vita vera. Autentica. Quasi un ritorno alle origini, davvero esaltante.
Il contatto con le foglie e con i profumi della  natura lo faceva sentire protagonista e gli dava una carica di serenità difficile da realizzare nella vita di ogni giorno.
Le sue non erano semplici fantasie. Ma il risultato di una spinta interiore. 
"Eccolo lì l'eremita, lo vedo finalmente, è proprio lui sulla montagna, pronto a inerpicarsi per i sentieri. Beato lui che può vivere tra gli alberi. Senza preoccuparsi di nulla. Davvero di nulla". Lo vedeva, ma non era certo che fosse davvero lui.
L'eremita gli appariva come una figura incerta: dotata di una straordinaria capacità di mimetizzarsi e di cambiare atteggiamento. Di essere diverso. La sua condizione di persona isolata gli dava però una straordinaria forza e lo faceva sentire  dominatore incontrastato di tutto. 
Il giorno avanzava, frattanto. Mentre  raccoglieva delle foglie e dell'edera nel bosco Ralle,  per provare a ricoprirsi il corpo Michele vide addirittura un albero che si faceva avanti. E non credette ai suoi stessi occhi. Sembrava avere la capacità di muoversi. Era in effetti un uomo in tutto e per tutto. Addirittura era interessato ad avviare un dialogo con lui, uomo quasi albero. Pronto a trasformarsi senza alcun timore di cambiare la sua stessa essenza di essere umano.
L'albero mentre si muoveva aveva finanche atteggiamenti meditati e  con l'aiuto di Francesca - una ragazza che frequentava il bosco per sentirsi libera,  quando non era costretta a lavorare - accarezzava  l'idea di dominare tutta quella scena in cui gli alberi, pian piano, stavano dando libero sfogo alle loro passioni. In un regno incontrastato e pieno di fascino. Non erano degli automi, ma alberi veri in grado di dare una sterzata alla loro stessa natura di vegetali.
Ebbe un momento di grande esaltazione: Michele voleva far sapere a tutti la sua volontá di cambiare la vita di amici, parenti, persone che incontrava per caso lungo le stradine ed i vicoli della sua terra, Satriano nella Lucania dei boschi, un luogo umile e meraviglioso, proprio ai piedi di un bosco che finisce per interpretare il carattere degli abitanti, trasmettendo loro quel temperamento severo, fatto di umiltà e di piccole cose. Ma forte e determinato. Una terra in cui la passione vissuta dagli alberi è alla base della vita degli uomini che accettano con piacere la supremazia della natura, vera e suggestiva per la sua stessa dignitá. 
Cercava di rendere partecipi finanche le bestie di quel che aveva in mente. Stava infatti  costruendo  un mondo tutto suo, al quale era intenzionato a dedicare ogni energia, noncurante delle abitudini degli altri e di quello che gli  altri potessero dire. O pensare. 
Un mondo nuovo, davvero sorprendente. 
Le  scelte fatte  dagli alberi si rivelavano capaci  di trasformare le piante in uomini veri. Con le foglie sul capo e con l'edera che si arrampicava sul corpo nascondendo tutto. L'edera, il segno del possesso totale: come gli uomini anche le piante sono capaci di possedere e di far vivere amori e passioni forti. L'edera che nasconde tutto e modifica tutto era il segno della tenacia della vita degli alberi che non si arrendono davanti a nulla, e vanno avanti per proprio conto. 
Michele ad un tratto incontrò Domenico proprio ai margini della vecchia strada che dalla torre scende per le contrade e segue le asperità di un territorio non facile, ma con grandi orizzonti capaci di riempire la vita. 
"Michele, mi sembri quasi conquistato dagli alberi, dalla natura silenziosa e dal fruscio delle foglie. Sai che ti dico? Sono proprio contento. Faccio  entrare gli alberi  nella mia vita. Faccio in modo che quella loro immagine accattivante non sia destinata ad essere sopraffatta dagli uomini anche perché gli alberi prendono  il posto degli uomini... Si, questi alberi di bosco Ralle  sono un prodigio. Lo dico davvero! Sono capaci di fare mille cose. 
"Hai ragione, Domenico. Gli alberi-uomini mi danno una gioia incredibile. Te lo assicuro."
Quelle piante continuavano intanto a muoversi. Facevano passi avanti. Finchè un albero non incontrò Luisa, donna d'incanto. Bella e disinvolta. Ma soprattutto donna sul serio. Aveva sembianze accattivanti con una carnagione che da sola trasmetteva messaggi a chi le stava vicino. A starle vicino erano uomini e donne, anche sconosciuti, attratti dal suo volto e dalla sua femminilità;  da un carattere non comune. 
Un albero capì tutto questo. Si fermò sul sentiero poco a monte di Satriano, dove gli alberi sembravano voler continuare la loro opera in difesa di un mondo migliore. Luisa era lì anche lei,  proprio lì. Metteva in mostra tutto il suo temperamento: l'albero la guardò in faccia con atteggiamento dolce e interessato. Ma non si accontentò di questo. Cercò dolcemente di sfiorarla con i rami. Addirittura accennò un bacio sul volto della donna. Luisa rimase colpita da questo gesto e volle ricambiare aprendo le braccia e stringendo l'albero al suo corpo. Il tronco  le apparve addirittura familiare. Come se lo avesse stretto a sé chissà quante volte con un gesto abituale. I rami e le foglie  simili a carezze d'autore. Tutto sembrava dolce e spontaneo,  fuori da certe abitudini ormai abbastanza comuni. 
Luisa non era in sé, per la gioia di avere assistito a un evento così singolare, quanto imprevedibile. Non immaginava che la natura fosse capace di tanto slancio, forse ben più degli uomini. E per questo tentò di ricambiare  un atteggiamento che voleva essere di riconoscenza profonda verso l'albero. Un sentimento di amicizia e di stima.
"Ricorda: non mi è mai accaduto di riservare a una pianta quell'affetto così spontaneo che si nutre per un uomo. Magari per il tuo uomo. Albero... ascolta, devo darti un nome. Questa sì è un'idea che mi fa star bene. Ecco! Se sei d'accordo ti chiamo con il nome di un grande uomo che ha saputo cantare  piccole e grandi cose della nostra vita e di quella dell'aldilà. Ti chiamerò Dante. Perchè sei grande e imponente e poi non susciti soltanto ammirazione, ma un sentimento ancor più profondo, più autentico!  Un senso di piacere che ti conquista e non so descrivere, sinceramente. Dante, bello, eh! Poi ti si addice. Il tuo capo è cinto da una corona che serve a immortalare le tue glorie." 
"Le mie glorie?" Osservò meravigliato l'albero, stupito per tanto slancio che la donna gli riservava.
"Si esattamente le tue glorie, per aver dato ospitalità a tanti uccelli con i loro nidi. Ma mica solo questo. Anche per essere riuscito a pulire l'aria con la tua chioma, a trattenere il terreno evitando frane e sciagure. E tanto altro ancora.  Hai  la dignità di un uomo e forse ancora di più..." 
Luisa era  commossa per avere riconosciuto agli alberi un ruolo umano. Ed era anche sorpresa, impacciata, addirittura preoccupata per aver visto gli alberi avere comportamenti da veri uomini nei suoi confronti. Altro che! Una rivoluzione? 
Gli alberi uomini rappresentavano per lei qualcosa di più di una società composta da sole persone. Quegli uomini che fingono di essere eremiti, che cercano la solitudine non sono una  novità. Sono  piuttosto il frutto di atteggiamenti, pensava Luisa,  dettati da voglia di protagonismo per attrarre l'attenzione e avere una briciola di celebrità. Gli alberi sono genuini e autentici.
Gli alberi che si muovono e camminano sono invece una realtà.  Poi gli alberi hanno una loro bellezza. Forti e austeri  sono creature come noi, capaci di osservare il mondo che ci circonda. 
Intanto gli alberi continuavano a muoversi. A ragionare. Si spostavano. Avevano voglia di dominare Satriano per farsi conoscere e parlare con gli abitanti, ma anche con la gente di altri luoghi. 
Accolti come amici da tante persone, erano diventati di casa, ma non solo nel loro luogo d'origine. S'intrattenevano finanche con i ragazzi invitandoli a trascorrere del tempo in loro compagnia, mentre Dante, l'albero maestro dotato di un'autorevolezza pari al suo nome, dominava la scena. Davvero una festa.
Nel breve volgere di qualche minuto molti ragazzi si avvicinarono a lui. Lo accarezzavano come si può accarezzare un bimbo. Gli facevano tante domande e gli mostravano tanta simpatia. Volevano sapere da lui il perchè della vita, nientemeno. 
"Dante ma cos'è il  tempo e perché passa così veloce?" gli chiese uno dei ragazzi che aveva tanta voglia di scrutarlo nella sua intimità. 
Una domanda imbarazzante davanti alla quale l'albero Dante non seppe rispondere: non solo perché non sapeva cosa dire, ma soprattutto perchè un interrogativo del genere lo faceva sentire più in alto di un semplice uomo, addirittura. Investito di una responsabilità non da nulla. Si sentiva simile a una divinità, di quelle che hanno da sempre dominato i riti arborei.
Ecco  perché esitò  prima di rispondere, anzi evitò di rispondere, combattuto dall'idea di mettere in evidenza il suo potere di albero uomo o di tacere come una creatura qualunque che davanti alle leggi dell'esistenza si arrende. Balbettò qualche suono, una mezza parola sotto la spinta del vento che a tratti animava la scena. Un sibilo, simile a una voce. In effetti era una voce della natura forte e chiara, soprattutto ben determinata per dire cosa fosse la condizione di un albero che vive dell'esistenza umana con la  consapevolezza di chi sa confrontare il ruolo della natura e quello degli uomini. Due strade apparentemente distinte, destinate a incrociarsi e forse a sovrapporsi.
Da quel momento gli alberi di Bosco Ralle ebbero una loro vita diversa dal passato. 
La foresta si era trasformata in un regno in cui i faggi e le querce dialogavano tra loro e continuano a farlo tuttora, con le chiome rivolte verso il cielo. Sotto il sole o con il gelo dell'inverno, quando la natura sembra addormentarsi e poi d'incanto si risveglia, esattamente come fanno gli uomini. Ma con uno spirito diverso perché, a differenza degli uomini, gli alberi lambiscono l'infinito. Lo accarezzano finanche. Arrivano lá dove gli uomini non sanno o non vogliono arrivare. 

martedì 26 novembre 2013

FILIPPO BUBBICO "SIAMO IN GRADO DI GARANTIRE LA SICUREZZA"



Quindicimila agenti di Polizia in meno. Altrettanti carabinieri e  guardie di Finanza mancano all'appello in seguito alla forte riduzione di risorse che diventa un boomerang per la vita del Paese, soprattutto nelle aree a maggior rischio dove la delinquenza organizzata e le tante mafie sono un pericolo costante.
Il capo della Polizia, il prefetto Pansa, lancia l'allarme dal Viminale mettendo in evidenza che, a fronte di una stretta così severa ai rubinetti della spesa, il Ministero non è in grado di intervenire con la necessaria tempestività e adeguatezza per dare risposte ai cittadini. Situazione di vera emergenza, dunque, anche per i custodi dell'ordine pubblico, peraltro giá nota da tempo: le auto della polizia senza benzina sono uno dei paradossi del nostro tempo. Un'icona della crisi, e un pericoloso segnale.
A Pansa risponde il Senatore Filippo Bubbico, vice ministro dell'Interno, che dai microfoni di Prima di Tutto (la trasmissione di Radiouno Rai) ribadisce l'assoluta capacitá di garantire la sicurezza lá dove nel Paese ce ne sia  bisogno. E certamente, al momento, le situazioni più problematiche sono quelle dei No Tav con le varie infiltrazioni negli scioperi e con attacchi durissimi ai cantieri dove si lavora per l'alta velocità. 
Nel corso della lunga intervista Filippo Bubbico sottolinea tuttavia l'impegno degli uomini e delle donne delle forze dell'ordine, spesso con grandi sacrifici personali, per non venir meno a quel dovere, civile e istituzionale, della garanzia delle libertá. Le dichiarazioni di Pansa, osserva Bubbico, vanno tuttavia lette in un contesto di valutazioni ben più ampio.
Certo, la questione non può non interessare a fondo il governo e il Presidente del Consiglio, soprattutto, giacchè peraltro si parla di evasioni generalizzate e di miliardi da recuperare che continuano a crescere. Ogni giorno. 
Il punto focale della crisi è proprio questo: migliaia di persone evadono per fronteggiare la ricaduta negativa della mancanza di risorse che mette in ginocchio l'intero Paese privandolo di cose essenziali. E d'altro canto migliaia di contribuenti sono soffocati dalle tasse e dalle politiche di Equitalia e dell'Agenzia delle entrate, che regione per regione e zona per zona procedono a campionature, a volte discutibili, per assicurare al fisco le necessarie entrate  distinte appunto per aree. Ma nonostante tutto il tetto delle evasioni si fa minaccioso in una situazione in cui sembra impossibile tenere  sotto controllo piccoli, grandi e grandissimi evasori. Senza considerare gli sprechi, che sono davvero all'ordine del giorno. 

mercoledì 20 novembre 2013

...FRUGANDO NELL'AGENDA DI MARCELLO PITTELLA



Provo ad aprire l'agenda di Marcello Pittella a qualche giorno dalla sua  affermazione elettorale. 
Lo faccio con molta determinazione, confidenzialmente, senza neppure chiedergli il permesso tanto so che non si arrabbierà e né la prenderà a male.  
Mi chiedo se sia il caso, tuttavia, di fare una cosa del genere ma non tanto per lui quanto per chi finirá per leggere, mio tramite, gli appunti che vi sono scritti. Anzi che lui è riuscito a scrivere dopo baci e abbracci di amici e amiche. Dopo gli inevitabili brindisi, dopo il gran clamore insomma che una così soddisfacente affermazione ha determinato, dopo le turbolenze dell'inizio della lunga maratona e le responsabilità, non piccole, da affrontare d'ora in avanti con  scrupolo e coscienza. Doti finora poco presenti in certa politica ma ora destinate a essere rivalutate in pieno. Ai buoni propositi, soprattutto se onesti, non si può chiudere la porta in faccia. Giusto? 
Ci trovo anzitutto, scritta a lettere appena leggibili, una raccomandazione a sè stesso, si a Marcello, avete letto bene: assenteismo. Combatterlo  con i fatti, c'è scritto. Poi qualche frase che mi sembra più che altro dettata dal cuore e dai  suoi sentimenti. Marcello, vi assicuro, è persona sensibile, pronta a spendersi per certi obiettivi, dotato di una  cultura politica che mi ricorda quella del padre, don Mimì, come lo hanno sempre chiamato  e continuano a chiamarlo a Lauria e non solo per un questione di stima e di affetto. 
 "La gente...chi mi ha votato. Badare al domani...e a chi non mi ha votato.  Niente male, finirà per ricredersi mettendo da parte piccole e grandi rivalità."
Bene, poi passo alla pagina successiva che mi sembra incollata alle altre. La cosa mi sorprende mica poco. 
Anche qui vedo appunti presi in fretta con una grafia da macchina, voglio dire una grafia provocata dalle curve e dal movimento dell'auto. Un po' incerta e traballante. Ma non timorosa. Nè titubante. Nelle due pagine c'è scritto petrolio tra parentesi Memorandum e dall'altra giovani e lavoro. 
Ad un certo punto mi sento osservato da chi mi sta intorno e chiudo l'agenda, sapendo bene che si tratta di idee, di messaggi, di cose da non dimenticare, scritte in ogni caso dal neo Presidente prima ancora di concedersi un'ora, soltanto un'ora di riposo. Mi fa pensare molto la fretta con cui ha tenuto ad appuntare certe idee. Ci penso su e capisco che evidentemente non voleva vederle sfuggire dalla  mente, proprio come fa qualcuno di noi giornalisti per non distrarsi e per non rischiare di dimenticare concetti importanti. Importantissimi per l'articolo che dovrà scrivere. 
 Si, perchè anche  Marcello Pittella si accinge a scrivere il suo fondo. Il pezzo d'apertura di una pagina di giornale decisamente nuova: reca sulla testata un bel titolo. Rivoluzione democratica. Altro che!       

sabato 16 novembre 2013

L'OMBRA DELLA TERRA DEI FUOCHI SULLA BASILICATA?

C'è una “terra dei fuochi” anche in Basilicata? Interrogativo angosciante, senza dubbio.
La regione è stata zona di transiti, spesso incontrollati, e non è escluso che lo sia ancora. Trasporto di rifiuti speciali, di scorie, di materiali pericolosi: non è dato sapere. Nicola Pace, ai tempi della sua attività a Matera, aprì un fascicolo per una serie di traffici che si orientavano verso alcuni centri del materano. Ma oggi l'emergenza ha caratteristiche diverse, al di là di ogni facile allarmismo.
La notizia è di questi giorni, per quanto alcuni particolari non fossero del tutto sconosciuti. Si apprende infatti che aumentano a dismisura tumori e leucemie nel territorio del Parco nazionale del Pollino.Queste patologie riguardano addirittura la maggioranza dei casi delle persone che nell'area vengono sottoposte a visita medica per il riconoscimento di malattie invalidanti.
La notizia proviene da ambienti qualificati. Ci si chiede anzitutto quali sono le cause all'origine di un fenomeno così rilevante che non appare destituito di fondamenti, sia ben chiaro.
Che alcuni centri del Pollino, nel territorio della provincia di Potenza, facessero registrare malattie neoplastiche, con picchi mai raggiunti nell'arco di diversi anni, era noto da tempo, per giunta senza alcuna spiegazione scientifica che potesse in qualche modo giustificare il grave fenomeno.
Le patologie interessano soggetti di varie fasce di età e di diversa estrazione sociale.
Finora silenzio assoluto da parte degli organi sanitari e delle autorità preposte al controllo del territorio. Mai indagini epidemiologiche finalizzate, mai accertamenti mirati con il coinvolgimento di organismi locali e nazionali, se necessario. E ciò anche in seguito al diffondersi di informazioni a vari livelli considerate peraltro prive di fondamento scientifico e tali da poter alimentare, sostengono alcuni organi, ingiustificati allarmismi che minacciano il futuro dell'area e l'opportunità di significativi incrementi del turismo.
La notizia deve far riflettere, in ogni caso. Non può essere sottaciuta, né considerata alla stregua di un evento al quale la comunità scientifica non possa dare risposte valide, sia dal punto di vista della profilassi che della cura. E in particolare del controllo capillare del territorio, argomento questo di estrema importanza sotto ogni punto di vista.
C'è poi il tema del registro tumori, sul quale è calato da tempo il silenzio, per giunta con molte zone d'ombra determinate dai forti ritardi negli aggiornamenti della situazione zona per zona. In tal modo il registro stenta, di conseguenza, a segnalare in tempo reale, o quasi, significative modificazioni della mappa delle neoplasie e delle leucemie.
Mancano dunque riferimenti certi, nonostante il quadro sia senz'altro di assoluta gravità.Una situazione davvero inquietante, che rappresenta certo un pesantissimo fardello per la nuova classe dirigente che dovrà guidare questa regione, a partire dai prossimi giorni e dalle prossime settimane. Soprattutto in tema di ambiente la politica è chiamata a dare risposte certe, senza esitazioni e senza reticenze. Se ciò non dovesse avvenire non ci potranno essere giustificazioni di sorta.  

venerdì 8 novembre 2013

TRA MEMORANDUM, PETROLIO E SVILUPPO LA BASILICATA VISTA DA MARCELLO PITTELLA



Da oggetto di analisi economica tra istituzioni locali, governo e  Regione Basilicata, il Memorandum sul petrolio sta diventando di giorno in giorno sempre di più l'asse portante alla base di un discorso di larga prospettiva: il punto di partenza di quella inversione di rotta per la Basilicata del domani. Se non dell'oggi.
Il tema è al centro del confronto elettorale, alla vigilia del voto del 17 e 18 novembre per il rinnovo del Consiglio regionale e del governo della Basilicata. 
Questo il punto di vista di Marcello Pittella, candidato Presidente del PD. 

Anzitutto, Pittella, qual è la valutazione che Lei dà del Memorandum, prescindendo anche dal clima della campagna elettorale in corso.


"Io penso che il Memorandum rappresenti una occasione irripetibile per la Basilicata, ma che la strada verso un risultato accettabile sia ancora in salita e che  un rapporto stretto e severo con il Governo nazionale deve continuare a svilupparsi intanto perchè il tetto dei 50 milioni di euro sull' Ires per le compagnie petrolifere è ancora basso: dal primo gennaio 2014 si rende dunque indispensabile un aumento. Naturalmente tutto ciò va riferito  anche all'accordo del '96 e del '99, con l'occhio rivolto  a un rapporto con il Governo che deve riconoscere alla Basilicata una posizione di primo piano grazie al suo contributo del 15 per cento al fabbisogno energetico nazionale: cosa che non è evidentemente da tutti. Ciò merita un forte riconoscimento a favore di tutti i settori. Sia ben chiaro."

Si parla di royalties da incrementare e di finanziamenti da erogare a favore di questa terra. Sono obiettivi praticabili?

"Indubbiamente. La Basilicata merita un diverso atteggiamento e una diversa considerazione per quanto riguarda ad esempio servizi essenziali e settori di punta, a cominciare dai trasporti,  dalle scuole: l'idea di accorpare la direzione scolastica regionale lucana a quella pugliese è un dato fortemente negativo. Una regione come la Basilicata che conta appena 540 mila abitanti e non fa valere il suo peso in campo energetico, ma quando, mi chiedo quando deve recuperare la sua centralità in una dimensione non solo locale ma nazionale?"

A questo punto a chi spetta fare osservare certe regole. Chi insomma deve intervenire a favore di questa terra piccola ma tutt'altro che insignificante. 

"Sta non solo alla politica in campo regionale ma alla compattezza di una societá, qual è appunto la nostra, che dovrá avvalersi di una serie di interlocuzioni, (comprendendo e non escludendo i parlamentari), perchè la regione possa svolgere davvero un ruolo di primo piano, con l'occhio rivolto alla  tutela dell'ambiente e alle rinegoziazioni riferite all'energia e al petrolio, in primo luogo."

Una Basilicata così potrá dunque avere un diverso ruolo nazionale? 

"Questo è dunque un auspicio, giacchè l'autorevolezza si dimostra ovviamente sul campo, conquistandola con le azioni concrete. Giorno per giorno. 
Una cosa è certa: non sará Pittella in quanto tale da solo, ma sarà un'intera società a rappresentare le istanze, ma non solo, anche le ansie di una popolazione che ha bisogno di una qualitá dello sviluppo di un certo livello superando gravi cadute occupazionali e con lo sguardo rivolto al livello imprenditoriale che deve inevitabilmente crescere. Il petrolio deve consentirci questo ma il Governo nazionale deve farci da sponda, assolutamente si. Con impegno e convinzione, sapendo bene che non è un regalo fatto ai lucani, ma un loro diritto. Se così non fosse la Basilicata sarebbe abbandonata al proprio destino, con conseguenze gravissime e una vera dissipazione delle potenzialità reali. Cosa del tutto improponibile, evidentemente."   

martedì 5 novembre 2013

LA CARTA EUROPEA DEL TURISMO ATTENDE L'APPENNINO ALLA PROVA




Finalmente il grande giorno è arrivato: la Carta europea del turismo sostenibile,  conferita al Parco nazionale dell'Appennino lucano con una cerimonia ufficiale nella sede del Parlamento europeo, a Bruxelles, sancisce l'atteso salto di qualitá della più giovane delle aree protette italiane verso traguardi che promettono di rivoluzionare il concetto di sviluppo turistico e al tempo stesso di Parco nazionale.
La Cets, in estrema sintesi, impone orizzonti nuovi al turismo naturalistico e culturale. Colloca il Parco dell'Appennino al centro di un dibattito politico, non solo nazionale, di prima misura. Supera perciò stesso un'idea improduttiva di Area protetta  come di una zona recintata che lancia ogni giorno i suoi SOS sia contro la piaga degli incendi, sia contro la desertificazione selvaggia che uccide i parchi e li trasforma in zone di mera assistenza. 
L'Appennino lucano, grazie alle politiche dei suoi organi dirigenti, è riuscito a guadagnare questo riconoscimento, a differenza di ben più autorevoli zone di pregio ambientale del centro Sud che non aspirano nemmeno a tanto.  
Ma questo risultato non equivale solo ad un premio, sia ben chiaro. Rappresenta piuttosto un onere rilevante non solo per l'Ente che lo gestisce e lo rappresenta, quanto per le realtà territoriali, per i numerosi centri del suo perimetro autorizzati, d'ora in avanti, a ragionare in modo diverso e a confrontarsi con problemi ben più seri di quelli attuali.
Molte domande, infatti, attendono risposte. Come tradurre ambiente e natura in forme di occupazione, al di fuori del controllo forsennato della politica e di certi personaggi, autorizzati per le ultradecennali clientele di cui dispongono, a esercitare odiosi diritti di veto e a orientare i percorsi stessi della vita dei parchi. Fenomeno estremamente negativo e da condannare in ogni modo.
Quello che nella Finanziaria 1988 veniva indicato come il possibile Parco nazionale della Val d'Agri, anzi come una ipotesi alternativa al Delta del Po, oggi ha compiuto un percorso interessante, al punto da meritare l'attenzione qualificata  dell'Europa. Non è poco francamente. E di questo evento, alla vigilia delle elezioni per il rinnovo del consiglio regionale e del governo della Basilicata, sono sicuro che il candidato Presidente Marcello Pittella saprà tener conto. Ma dovranno tener conto un po' tutti i nuovi amministratori: non basta la politica spicciola e inconsistente del "Cicero pro domo sua." Non bastano le solite levate di scudi per fare spazio a questo o quel progetto favorevole a questo o a quel comune per qualche voto in più. Piuttosto occorre mettere in campo, o, meglio, rimettere in campo una vera strategia per affidare all'informazione il ruolo decisivo di momento di comunicazione della realtá del parco, aprendo un dibattito a livello italiano e internazionale. Il Parco dispone di formidabili strumenti da valorizzare e rilanciare a tutti i costi. 
Di questo ha bisogno l'Appennino. Un lavoro intenso e intelligente attende tutti. Bisognerá fare i conti con la posta in gioco superando vecchie e nuove  incrostazioni. Il parco è uno strumento di vita e di sviluppo da non sottovalutare affatto. Non é uno strumento di potere, nè un meccanismo da mandare avanti comunque vadano le cose. Occorre tra l'altro una straordinaria dose di sensibilitá e di impegno, forse difficile anche soltanto da immaginare. Ma certo indispensabile, sotto ogni profilo. 

domenica 3 novembre 2013

LACORAZZA: NON PIÙ RINVIABILE UN TAVOLO SU LAVORO E SVILUPPO IN BASILICATA




Il Memorandum: invito al Governo a non dimenticare la Basilicata. Nonostante rappresenti oggi a livello di opinione pubblica un argomento di scarso rilievo o, meglio, poco dibattuto, il Memorandum sul petrolio è da considerarsi una sicura base di partenza per dare risalto al ruolo nazionale che la Basilicata, serbatoio di acqua e di energia, dovrà assumere.
Un tema di assoluto rilievo. Quali le opinioni di alcuni candidati alle prossime regionali?  Piero Lacorazza, Pd, attuale Presidente della Provincia di Potenza e candidato a svolgere il ruolo di capogruppo nell'assemblea 

"Anzitutto l'ambiente. Quanto più si riuscirà a polarizzare su questo tema l'attenzione, tanto più l'attività estrattiva sarà in stretto collegamento con lo sviluppo. Il monitoraggio corrisponde a una verifica puntuale delle condizioni del territorio che ospita una rilevante attività di sfruttamento del sottosuolo."

Si parla di lavoro da offrire a chi magari non sa nemmeno cosa significa avere un'occupazione.

"Certo, il lavoro prima di tutto.  Dobbiamo negoziare il lavoro con lo Stato e con le compagnie petrolifere, tenuto conto peraltro che, a mio giudizio, c'è un interesse nazionale verso la Basilicata, giacchè verso di noi il Paese é in debito. Una opportunità da salvaguardare in ogni caso e rilanciare: non possiamo avere risorse di primo piano e, al tempo stesso, una emigrazione incalzante. Contribuiamo per oltre il dieci ore cento alla bolletta energetica nazionale  e ci troviamo in una situazione estreme ante negativa, per giunta con uno spopolamento incredibile di piccoli e grandi centri.  Cosa davvero spaventosa."

Quale potrebbe essere la risposta dello Stato, ma anche delle compagnie petrolifere a fronte di un problema di questa portata? E soprattutto c'è la volontá politica di discutere?

"Bisogna fare un discorso a tutto campo sulle cose da mettere in cantiere con urgenza: la chimica verde, ma anche la meccanica con le tecnologie e tutto ciò che può essere funzionale all'attivitá estrattiva per la quale occorre essere preparati. Il lavoro lo si costruisce con le fabbriche, con il fare. Con i prodotti da mettere in campo, a disposizione di una  comunità non certamente limitata all'ambito locale."

Quali sono le prossime scadenze, tanto per fare un discorso di estrema concretezza? 

"Sará necessario anzitutto riaprire un tavolo subito dopo le prossime elezioni, considerando che è insufficiente il contributo derivante dall'articolo 16 del Memorandum. Dopo quattordici anni dalla firma dell'intesa del 1999 bisogna fare molto, molto di più, ponendo alla base di qualunque discorso rivendicativo da parte della Basilicata non tanto più royalties, ma più lavoro e una inversione di tendenza nel quadro generale dello sviluppo."



Lei al riguardo è fiducioso sui possibili risultati? Ritiene che una trattativa con i poteri centrali, con alcuni colossi come ENI e Total,  possa dare i suoi frutti?

"C'è una considerazione da fare. Il Paese deve sanare il debito storico con la Basilicata, una terra che ha dato e continua a dare tanto, in termini di cervelli e non solo di materie prime. I cittadini, la gente comune, come si sostiene da più parti, si chiedono come mai,  a fronte di una così rilevante disponibilità di risorse, si registrano livelli di disoccupazione tanto elevati e un peso irrisorio di questa terra nel quadro generale dello sviluppo. Questo è il compito della politica che, in tal modo, potrà acquistare credibilità nei prossimi anni. Ed è questa una esigenza vera e incalzante, in ogni caso. Una esigenza direi ineludibile."